Lo stile ricorda un po’ quello dei manifesti fascisti durante la Seconda Guerra mondiale: ”Taci, il nemico ti ascolta”. Solo che l’argomento è la droga e il traffico di eroina che, via Libano, invade Israele. Con un testimonial d’eccezione, e del tutto involontario, lo sceicco di Hizbollah Hassan Nasrallah.
Guerra psicologica. ”Il suo desiderio è distruggerci dall’interno”, recita uno dei poster della campagna dell’Autorità Nazionale israeliana per la lotta alla droga e all’alcool, nei quali appare un mefistofelico Nasrallah, avvolto da dense volute di fumo, con sullo sfondo un enorme narghilè, la pipa ad acqua, in uno scenario degno di un film di terza serie su Aladino o Alì Babà.
”Hizbollah ha la chiara intenzione di allagare di droghe lo Stato d’Israele. Le droghe rappresentano una minaccia strategica per la società israeliana”, commenta l’Autorità presentando la campagna.
Il concetto di ‘guerra’ combattuta con ogni mezzo è ribadito da un altro slogan: ”Chi assume droghe aiuta il prossimo attentato”. Un clima da caccia alle streghe. Nel sito dell’Autorità ci sono immagini delle unità speciali anti-droga, protagoniste la settimana scorsa di un maxi sequestro al confine con il Libano. La teoria della polizia israeliana è che, considerato il monitoraggio certosino che le milizie sciite di Nasrallah hanno del Libano meridionale, la droga transita sotto la regia di Hizbollah.
Il conflitto della droga. La lettura del fenomeno del traffico internazionale di droga può essere vera, almeno in parte, ma stupisce la relazione diretta che il governo di Tel Aviv vede tra l’eroina e la strategia sottile di Nasrallah per piegare ‘il fronte interno’ israeliano, teoria che appare un po’ forzata. Almeno vista da lontano, perché in quella regione del mondo ossessioni contrapposte rendono tutto molto meno lineare di quanto sembri.
Il clima da ‘guerra fredda’ della droga aveva già fatto, tempo fa, la prima vittima. Un militare israeliano, arrestato e condannato, avrebbe fornito informazioni militari a Hizbollah in cambio di droga. Il governo israeliano, che ha dato notizia alla stampa dell’inchiesta interna solo un mese dopo l’arresto, ha specificato che il soldato aveva trattato con due arabi israeliani, emissari di Nasrallah, i quali, dopo averlo fatto cadere nelle loro mani grazie alla sua dipendenza dalla droga, lo avevano fatto diventare una spia. Il militare avrebbe fornito a Hizbollah piante e mappe di installazioni militari israeliane. Un metodo descritto da tanti palestinesi, secondo cui gli israeliani usano la droga per corrompere tossicodipendenti palestinesi e farli diventare informatori.
Anche su questo campo, israeliani e palestinesi non trovano pace.