L’appuntamento dell’Onu sulle droghe Ungass 2016 a New York si avvicina, e mentre i giochi diplomatici a Vienna hanno di fatto confermato l’approccio proibizionista delle convenzioni attuali, la società civile si sta attivando in ogni latitudine per cercare di far sentire la propria voce ai decisori politici. Il documento finale che verrà approvato a New York infatti avrà ripercussioni in tutti i paesi. Dietro l’alibi della guerra alla droga si sono perpetrati in questi anni le più crudeli violazioni dei diritti umani ed interi paesi sono stati presi in ostaggio dalle forze dell’ordine. Anche dove la tolleranza verso i consumatori di sostanze stupefacenti è più marcata, il danno della cieca proibizione impedisce interventi salva vita come l’analisi delle sostanze o il loro consumo in ambiente protetto, causando numerosi morti ogni anno. A tutto questo si aggiunga la stigmatizzazione dei “drogati” frutto di una campagna di propaganda globale (in Italia è arrivata a mostrare i nostri giovani come degli incontrollabili e contagiosi zombi), che in alcuni paesi ha causato discriminazioni pesantissime e perfino linciaggi pubblici. Per questo l’appuntamento di New York non può essere preso alla leggera, lo sanno bene le famiglie riunite nell’associazione “Anyoneschild – families for safer drug control” (http://anyoneschild.org) ed in “Moms united to end the war on drugs” (http://www.momsunited.net/) che promuoveranno almeno due incontri pubblici ed una campagna di sensibilizzazione dei Capi di Stato durante Ungass 2016.
Anyoneschild è un’associazione di genitori e parenti di vittime della guerra alla droga da tutto il mondo. Fra loro ci sono madri che hanno perso i propri figli a causa dell’assunzione di ecstasy tagliata con sostanze velenose o per overdose di eroina, e che richiedono a gran voce non solo una prevenzione informata per i giovani ma anche il controllo sulla qualità delle sostanze e la regolamentazione del mercato delle droghe. Ci sono famigliari di ragazzi rapiti per essere costretti a lavorare nelle piantagioni o nei laboratori clandestini di produzione delle droghe e poi uccisi senza pietà quando non servivano più. Ci sono fratelli e sorelle di persone linciate per strada senza che la polizia intervenisse solo perché erano “drogate”, e poi i parenti dei morti nella guerra fra bande per i controllo del mercato illegale delle droghe, le famiglie distrutte dagli arresti e le condanne anche per il possesso di piccole quantità di droga o per piccolo spaccio. “Moms united to end the war on drugs” è invece un’associazione di sole mamme che lotta contro la stigmatizzazione delle persone che usano droghe e la loro criminalizzazione. Sono mamme che hanno subito arresti in famiglia ma anche semplicemente preoccupate per il destino dei propri figli nel malaugurato caso dovessero utilizzare droga ed incappare nella violenza repressiva della”guerra alla droga”. Il ruolo delle madri fu importante nel portare alla fine del proibizionismo sull’alcol negli anni ’30 negli Stati Uniti, ci auguriamo che lo possa essere anche per la fine della “war on drugs”.
Leggi l’appello
http://anyoneschild.org/anyones-child-united-nations/
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