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Il candidato indipendente alla presidenziali Ralph Nader trova ridicola la guerra ai piccoli consumatori di droga. Sono tutte energie sottratte alla lotta alla criminalità organizzata, ma è tutto il concetto di “war on drugs” a finire sotto accusa: “spendiamo 50 miliardi di dollari all’anno per individuare, indagare e incarcerare persone che fondamentalmente si procurano la droga soltanto per sé”.

Secondo Nader, dalla folle “war on drugs” arrivano danni ingenti alla comunità, con la sottrazione di soldi alla polizia, al giustizia e alle carceri. Queste risorse andrebbero usate semmai per una più seria lotta alla criminalità organizzata: “le prigioni -aggiunge Nader- andrebbero svuotate di tutti i consumatori ‘non violenti’ di droga e riempite con i criminali veri e propri”. Come per l’alcolismo, la tossicodipendenza è più una questione da clinica di recupero.

A Nader ribatte aspramente l’Agente speciale Michael Sanders, portavoce della DEA di Washington. Secondo Sanders, primo: l’uso di marijuana alla lunga provoca danni alla salute e al cervello, secondo: anche le piccole di dosi provengono dalle grandi organizzazioni di narcotraffico. Insomma, meglio il carcere di uno spinello.