Inaugurando a Vienna i lavori della 52/ma commissione delle Nazioni Unite sulla droga, Antonio Maria Costa, direttore dell’Ufficio Onu per la lotta agli stupefacenti, ha evidenziato una serie di successi conseguiti negli ultimi dieci anni, in particolare un calo della produzione e dei tossicodipendenti. L’esperienza ha mostrato che le misure contro la disponibilita’ di droghe e nel settore sanitario sono necessarie, ha sottolineato Costa, dicendosi decisamente contrario a una legalizzazione di sostanze stupefacenti illegali: le droghe vengono controllate per la loro pericolosita’, e non sono nocive perche’ vengono controllate, ha sottolineato. Costa ha ricordato che il business della droga e’ stimato attorno ai 300 miliardi di dollari, pari al pil di uno stato situabile a livello internazionale al 21/mo posto, esattamente dopo la Svezia. Riferimento questo alla presenza della regina Silvia di Svezia alla conferenza (la Svezia assumera’ la presidenza dell’Ue dopo la Repubblica ceca a luglio). Al di la’ dei successi statistici, Costa ha insistito sulle ripercussioni del mercato della droga sulla sicurezza dei paesi e del loro progresso. Misure importanti nella lotta alla produzione e al traffico di sostanze stupefacenti sono pertanto il rafforzamento dell’influenza dei governi nei paesi interessati e il debellamento della poverta’, ha detto.
“Il sottosegretario dell’Onu per le droghe e il crimine Antonio Maria Costa oggi nel rispondere su Repubblica a una domanda di Daniele Mastrogiacomo sostiene di ‘aver sollevato li problema della liberalizzazione delle droghe’, ma che nessuno paese ha preso posizione perché ‘I risultati ottenuti finora non sono sufficienti’. Peccato che non sia stata posta la domanda in merito all’insufficienza di quei risultati”. Lo dice Marco Perduca, co-vicepresidente del senato del Partito Radicale Nonviolento, eletto senatore nelle liste del Pd. “E’ palese che 100, o 40 anni di proibizionismo abbiano strutturalmente contribuito all’aumento della produzione, del consumo e del commercio delle sostanze stupefacenti – lo documenta la stessa Onu – è altrettanto palese e documentato da decine di paese che tutte le volte che l’approccio in materia di repressione è cambiato, sia dal punto di vista socio-sanitario della cura dei tossicomani, sia dal punto di vista delle sanzioni penali e amministrative nei confronti dell’uso personale, si è registrato un forte contenimento dei danni che il divieto imposto alla coltura di piante e alla loro raffinazione hanno creato – spiega Perduca -. Costa è prossimo alla scadenza del proprio mandato, se vuole avviare una campagna per la riconferma la incentri sulla ricerca di una documentazione scientifica, verificabile con sistemi di peer review a livello globale, circa le attuali politiche in materia di droga. La sconfitta che paventa Costa è già realtà da almeno 30 anni”.
Secondo Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc, nella lotta alla droga l’Onu ha fallito, la strategia da adottare è la liberalizzazione. “Anni di presunta lotta alla droga – dice in una nota il leader di Rifondazione – hanno solo determinato l’aumento di persone che fanno uso di droghe pesanti, cocaina in primis, e regalato alle organizzazioni criminali centinaia di miliardi grazie al narcotraffico”. “La lotta al narcotraffico – sostiene Ferrero – serve solo da copertura alla guerra in Afghanistan e agli interventi statunitensi in Colombia ma non ha portato ad alcun risultato, come ha brillantemente dimostrato alcuni giorni fa lo studioso Sandro Donati, sottolineando l’infondatezza dei dati forniti dall’agenzia Unodc delle Nazioni Unite, guidata dall’italiano Antonio Costa”. Per Ferrero “le politiche proibizioniste servono solo ad ingrassare le organizzazioni criminali e la loro prosecuzione è folle. Va invece nella direzione giusta – conclude – la proposta dei 500 economisti inglesi partita dall’economista della Harvard University Miron, che chiede di liberalizzare la droga e usare gli introiti strappati in questo modo ai grandi cartelli di narcotrafficanti per rafforzare controlli, prevenzioni e lotta alla grande criminalità”.
‘La strategia delle Nazioni unite sulla droga, attuata negli ultimi dieci anni, e’ stata fallimentare, ci auguriamo che l’assemblea dell’Onu, che si apre oggi a Vienna, possa partire da tale realistica considerazione per cambiare strada’. Lo dice Giusto Catania, eurodeputato di Rifondazione Conunista e relatore del parlamento europeo sulla strategia anti-droga 2005-2012. ‘Occorre cambiare approccio – aggiunge – la logica repressiva e proibizionista negli ultimi anni ha avuto come effetto l’aumento, su scala mondiale, della produzione di oppio, del consumo di cocaina e marijuana e una enorme crescita degli introiti del narcotraffico. Serve un’analisi veritiera della situazione e una seria autocritica sulle scelte attuate dalle Nazioni unite. Bisogna prendere in seria considerazione la proposta del governo boliviano di depenalizzare la foglia di coca e valutare l’analisi di numerosi economisti americani i quali propongono una rottura col proibizionismo’. ‘Speriamo – conclude Catania – che l’assemblea delle Nazioni unite non faccia, ancora una volta, prevalere il dogmatismo sterile che ha caratterizzato la sua decennale politica sulle droghe’.
POLEMICA ARLACCHI-PERDUCA. ‘L’appello di 500 economisti che chiedono la liberalizzazione delle droghe alla Commissione narcotici dell’Onu che si e’ aperta oggi e’ provocatorio. Ma verso la verita’ dei fatti, non verso le politiche internazionali contro i narcotici’. A sostenerlo e’ Pino Arlacchi, ex direttore del programma antidroga dell’Onu e autore del piano ‘Un mondo senza droga’ lanciato nel 1998. ‘I 500 ‘studiosi’ ignorano la storia. Altrimenti – prosegue Arlacchi – si renderebbero conto di quanto sia vecchia e retrograda la loro posizione, perche’ le droghe, come le armi e come gli esseri umani erano libere di essere comprate e vendute fino all’Ottocento. L’ era del ‘proibizionismo’ e’ cominciata con l’ abolizione della schiavitu’ nel corso dell’Ottocento, con i Trattati che hanno messo al bando il libero commercio delle armi da guerra e con la Conferenza di Shanghai del 1909 che ha messo sotto controllo produzione e commercio di stupefacenti’. ‘E’ stato uno scatto in avanti della civilta’ – sostiene ancora Arlacchi – a tutela della sicurezza e della dignita’ dell’ uomo. La liberalizzazione delle droghe, percio’, e’ un esempio di falso progresso. Significa in realta’ tornare indietro, verso un mondo piu’ incivile, dove i mercati spadroneggiano sulle persone’.
‘Arlacchi ritiene che l’appello di 500 economisti statunitensi sia una provocazione? Forse non ricorda che decine di statisti si appellarono a Kofi Annan alla vigilia della sessione speciale dell’Assemblea generale del 1998 per chiedere un cambio di approccio nei confronti dei narcotici’. Lo afferma Marco Perduca, co-vicepresidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, eletto nel Pd. ‘Ma peggio ancora – prosegue Perduca – non ricorda i dati che la sua ex agenzia pubblica annualmente e che smentiscono dati alla mano la propaganda della ‘tolleranza zero’. Ma quel che e’ ancora peggio, Arlacchi non conosce la storia che vuol ricordare agli scienziati Usa, invece di scomodare la schiavitu’ si ripassi quanto accadde negli Stati Uniti negli anni Venti prima di dare lezioni’. ‘Oggi, grazie al suo proibizionismo – conclude Perduca – le droghe son dappertutto dalle scuole alla galere in tutto il mondo grazie al mercato nero che spadroneggia su persone e cose’.