All’Onu è in corso una partita decisiva sulla droga, con le colombe europee decise a contrastare i falchi americani (che ancora imperversano nelle more di nuove direttive esplicite dalla presidenza Obama). L’occasione è la stesura della dichiarazione politica che sarà approvata l’11 e 12 marzo, quando i ministri e i capi di governo di tutto il mondo si riuniranno a Vienna per decidere le politiche globali della droga. E’ un evento chiave, come lo fu il precedente, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 1998 (Ungass): allora vinsero i falchi e fu stabilito l’obiettivo di “ eliminare o ridurre significativamente” le principali sostanze illegali in dieci anni. Fu sancita così la priorità della repressione, in nome di un mondo “libero dalla droga”. I paesi politicamente forti, Europa, Canada, Australia, hanno potuto esercitare a casa propria una certa autonomia dai vincoli internazionali. Non così i paesi produttori, più deboli, costretti a subire alla lettera la “guerra alla droga”: pagando il prezzo dei territori avvelenati dalle fumigazioni, dell’impoverimento e dell’esodo forzato di migliaia di contadini. Per non dire che la linea dura ha portato a pene sproporzionate per i reati di droga (perfino la pena di morte in diversi paesi) e alla violazione di molti diritti umani.
A distanza di dieci anni, il re è nudo. Secondo le stime della stessa agenzia Onu sulla droga (Unodc), dal 1998 la produzione globale di oppio è raddoppiata e la produzione di cocaina è aumentata del 20%. Non solo le droghe non sono state eliminate, ma in tutto il mondo è facile trovare sostanze ad un prezzo più basso di dieci anni fa.
L’appuntamento di Vienna 2009 potrebbe rappresentare una svolta, o almeno una correzione di tiro. Passerà stavolta la linea “mite” dell’Unione Europea? Con l’obiettivo principale di tutelare la salute, prendendo atto con realismo che eliminare le droghe è impresa impossibile, oltre che dai costi umani insopportabili.
E’ancora difficile fare previsioni, per la durezza dello scontro in atto. Il dissidio si concentra sulla riduzione del danno, fra chi vorrebbe menzionarla come strategia cardine nella lotta alle infezioni come l’Hiv, e chi invece si oppone ritenendola un cedimento nella “lotta alla droga”. La partita è anche interna alle Nazioni Unite: in dicembre il Rapporteur sulla tortura scriveva una lettera ufficiale alla presidenza di Vienna 2009 dichiarando la sua insoddisfazione per la bozza proposta: insufficiente la denuncia della violazione del diritto alla salute dei consumatori come di altri diritti umani (cfr. Zuffa, Manifesto 7/1). Il 12 febbraio è la volta del direttore dell’agenzia per l’Aids (Unaids) a manifestare il suo sconcerto. La riduzione del danno è già stata sancita fra gli impegni assunti dall’Assemblea Generale sull’Aids del 2001, solennemente ribadita alla successiva Assemblea del 2006: occorre dunque “ricercare una più ampia coerenza di sistema nell’ambito delle Nazioni Unite”, scrive il direttore Michel Sidibé. Un modo gentile per dire che l’attuale schizofrenia non porta da nessuna parte.
Senza precedenti è la determinazione dell’Unione Europea a sostenere le proprie posizioni. Alla fine di gennaio, il rappresentante ceco a nome della Ue ribadiva “la sua delusione per il fatto che un numero limitato di paesi non accettassero il compromesso raggiunto” sulla riduzione del danno (il riferimento è alla pattuglia di stati autoritari guidata dagli Stati Uniti). Non abbiamo altra scelta che insistere – aggiungeva il diplomatico ceco.
Non è finita. Pochi giorni fa un editoriale del New York Times lamentava che i negoziatori di Vienna ignorassero le correzioni di Obama: il presidente ha ribadito il suo impegno a togliere il veto federale ai programmi di scambio siringhe. Dal canto suo il fronte dei “duri” si è dato da fare per sfondare l’unità del fronte europeo. Trovando orecchi sensibili – guarda caso- dalle parti di casa nostra. E così nei giorni scorsi il sottosegretario, zar antidroga, Carlo Giovanardi avrebbe impartito l’ordine di dietro front e voltato la faccia alla Ue. Complimenti sottosegretario, davvero un bel viatico per la prossima conferenza nazionale sulla droga di Trieste!
(Il dossier Vienna 2009 su www.fuoriluogo.it)