Uno dei principali miti proibizionisti è quello che sostiene che ad un processo di regolazione dell’uso ricreativo della cannabis per gli adulti, sia associabile un aumento dell’uso della sostanza da parte degli adolescenti. Questo argomentare si basa sull’assunto che una maggiore disponibilità legale della sostanza favorisca l’accessibilità della stessa anche a soggetti esclusi perché minorenni.
Ovviamente vi sono numerosi fattori di confusione, a partire dal fatto che un sistema illegale assicura l’accessibilità a chiunque, praticamente ovunque e a qualsiasi orario. D’altra parte un sistema regolato che riesce a far emergere larga parte (se non tutto) il mercato illegale della cannabis sottrae certamente disponibilità, anche a coloro che ne sono esclusi: meno mercato nero, meno sostanza, meno spacciatori. Inoltre la rimozione del tabù ha probabilmente altri due effetti: il primo di rendere meno trasgressivo per l’adolescente (e quindi meno attrattivo) un comportamento che potrà essere legale nel giro di pochi anni, dall’altro di rendere più facile l’ammissione dell’uso, visto il processo di normalizzazione in atto.
Ci viene in aiuto un recentissimo articolo, commissionato dal Nida (National Institute on Drug Abuse) e pubblicato dalla rivista americana Jama Pedriatics, che ha riesaminato un lavoro di Cerdà et al. pubblicato nel febbraio 2017 che riferiva un aumento della prevalenza d’uso nella popolazione studentesca dello Stato di Washington (che ha legalizzato a partire dal 2014) sulla base dei dati del Monitoring the Future survey (Mtf). La nuova ricerca (Dilley, Richardson, Kilmer et al. Prevalence of Cannabis Use in Youths After Legalization in Washington State), firmata anche dalla stessa Cerdà, ha verificato i fattori confondenti dei dati presi in esame dal precedente studio, e li ha confrontati con quelli derivanti dal Washington Healthy Youth Survey (Hys) dal 2010-2012 al 2014-2016.
A differenza dell’Mtf che è realizzato a livello federale per fornire stime macro-regionali (e i cui dati furono adattati per creare un modello per ciascun stato), l’Hys è costruito a livello locale proprio per individuare un campione rappresentativo degli studenti dello Stato di Washington. C’è una enorme differenza di ampiezza della popolazione rispondente (3000 studenti contro 50.000). Inoltre si è notata una differenza rilevante nella composizione del campione Mtf prima e dopo la legalizzazione: gli studenti definibili appartenenti a categorie di «basso livello socio-economico» pre-legalizzazione erano molto inferiori rispetto a quelli presi in considerazione nelle annualità post-legalizzazione.
Ebbene, valutati i dati del primo studio e quelli del Washington Healthy Youth Survey, si conferma una diminuzione, anche rilevante dei consumi negli adolescenti, mentre rimangono stabili i consumi fra gli alunni dell’ultimo anno delle medie superiori (17-18enni).
Nello specifico, per gli studenti della terza media inferiore (13-14 anni) la prevalenza cala dal 9.8% al 7,3% (-25%) e per quelli del secondo anno delle medie superiori dal 19,8% al 17,8% (-10%).
Questi dati confermano altri studi riferiti a Colorado e California in cui viene evidenziato come il consumo in adolescenza di cannabis non viene aumentato dai processi di regolamentazione legale, semmai diminuisce.
Per i ricercatori è certamente ancora presto per trarre conclusioni a lungo termine: serve una maggiore ricerca, anche qualitativa, sui modelli di consumo e sulle differenze di applicazione sul territorio della legalizzazione. Molte città e contee di Washington hanno applicato diversamente la regolamentazione, alcune vietando del tutto la commercializzazione. Questo può influire nel campionamento e al contempo essere utile per confrontare come diverse applicazioni influiscano più o meno sui consumi.