Sul lato governativo, il ministro dimissionario Ivo Opstelten, continua ottusamente a fare la spola tra un evento pubblico e l’altro, lanciando moniti ad Amsterdam e ricordando che l’ora X per i coffeeshop si avvicina: dal I gennaio anche la capitale sarà città “wiet-free”. Sul fronte opposto, i coffeeshop sono ormai impegnati attivamente nella campagna elettorale a sostegno dell’SP, la sinistra radicale, che nell’ultimo sondaggio datato 2 agosto, risulta il primo partito del paese, con un vantaggio di 3 seggi sui liberali del VVD, “padri” del giro di vite sulla cannabis. Ad Amsterdam, un pò tutti i coffeeshop esibiscono poster eletorali dell’SP e lo stesso Emile Romer, leader socialista e possibile futuro primo ministro, ha espresso il suo pieno sostegno alla legalizzazione della cannabis e l’impegno di un eventuale governo a guida socialista, a completare quel percorso, iniziato nei Paesi Bassi nel 1976 e mai portato a termine. Al coro dei “green supporters” si aggiunge la prestigiosa presa di posizione del più grande sindacato olandese di polizia , l’ Algemeen Christelijke Politiebond (ACP), associazione di ispirazione cristiana, che per bocca del suo leader Gerrit Van De Kamp, ha criticato duramente la misura del wietpas, definendola “misura esclusivamente politica, che ha creato confusione e reso il nostro lavoro impossibile.” auspicando un passo verso la legalizzazione e concludendo la sua intervista al quotidiano Metro: “lo spaccio non conosce frontiere: ora la cannabis viene coltivata in Belgio e torna indietro per essere venduta sulla piazza del Limburgo”.
E la situazione non è più felice nel Brabante, l’altra provincia investita dal wietpas, dove la scorsa settimana si è consumato un duello a distanza tra il sindaco laburista di Tillburg, che ritiene corretta la misura del pass ed il Brabants Dagblad, principale organo d’informazione locale, che ha criticato aspramente l’”embedding” di una misura praticamente fallita, tra l’altro contraria alla linea nazionale dei laburisti. Il sindaco Nordanus, ha fatto sapere che i vantaggi si vedranno solo quando il paese intero sarà coinvolto dalla riforma. Nessun commento, invece, sull’appena 20% di residenti che hanno accettato di registrarsi e nulla sul dibattito in corso nella vicina Bergen Op Zoom, città sulla linea di frontiera con il Belgio, un tempo “supermercato” privilegiato insieme a Rosendaal per i transfrontalieri della canapa che dal 2009 ha scelto la politica della “tolleranza zero” revocando le licenze ai tre coffeeshop presenti sul suo territorio. La scorsa settimana, la polizia ha fatto sapere che a quasi 3 anni dalla svolta lo spaccio prosegue indisturbato e in tanti cominciano a chiedersi, se effettivamente, liberarsi della vendita tollerata, sia stata una scelta sensata. Un pò quello che gli abitanti di Terneuzen, altra cittadina frontaliera, si sta chiedendo dal giorno dell’introduzione del pass: gli interventi della polizia per sedare risse alla lama, tra gang di giovani che hanno arraffato la piazza di transfrontalieri belgi, lasciata libera dall’introduzione del wietpas, ha costretto l’amministrazione comunale ad introdurre il famigerato “stop and search”, una misura che consente alla polizia di fermare e perquisire chiunque, alla ricerca di armi e droghe, sulla sola base del sospetto.