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Arresti, perquisizioni, blocchi di polizia alla frontiera: entriamo nella quarta settimana di applicazione di Wietpas e queste notizie sono ormai cronaca quotidiana dalle province meridionali dei Paesi Bassi. Il governo, in campagna elettorale nonostante la grana dell’approvazione del pacchetto d’austerità sia tutt’altro che risolta, ha “concesso” ai comuni di esentare i richiedenti il wietpas dall’obbligo di presentare l’estratto del certificato di residenza per iscriversi presso un “cannabis club”. “Di solito si chiede il certificato di residenza per l’iscrizione in palestra?” hanno ironizzato i sindaci anti-wietpas che avevano chiesto la deroga.

Immune alla discussione, il sindaco di Maastricht che intanto, si gode il periodo di popolarità mediatica, promuovendo entusiasta gli eccellenti risultati della tolleranza zero: “i bambini sono tornati a giocare nei parchi, gli anziani ora escono senza timori, il disturbo del turismo della droga è finalmente solo un ricordo”. E l’arresto di 54 spacciatori in appena tre settimane? “Quelli, probabilmente, c’erano anche prima. Ora grazie al pass abbiamo gli strumenti per intervenire”. Ma se l’attivismo del sindaco può aver fatto presa nel catttolicissimo Limburgo, sembra che su larga scala gli elettori olandesi preferiscano un ritorno al tradizionale pragmatismo: secondo uno studio del mago olandese dei sondaggi, Maurice De Hond, pubblicato la scorsa settimana, il 70% degli intervistati si augura un ritiro immediato del pass. Persino tra gli elettori del partito cristiano, il CDA, principale sostenitore della guerra alla cannabis, la maggioranza considera la misura inutile e tra di loro, oltre il 40% ritiene che la legalizzazione sia la strada da seguire.

“Il pragmatismo da queste parti è una filosofia di vita: gli olandesi, anche se in gran parte non consumano cannabis, sanno che non creiamo disturbo all’ordine pubblico e contribuiamo in maniera determinante all’economia del paese” dice Franco, italiano, manager della società che produce semi per la catena Greenhouse. Eppure se la misura non venisse ritirata, a gennaio toccherà anche ad Amsterdam, nonostante i coffeeshop sembrino tutt’altro che preoccupati: “non siamo preoccupati perchè è un’opzione talmente folle da non meritare di essere considerata; siamo convinti che non verrà implementata ad Amsterdam perchè getterebbe la città nel caos. Il comune è contrario, la gente è contraria. A settembre si vota e se le cose non dovessero andare come sembra andranno [il Partito Socialista, la sinistra radicale olandese, grande sostenitore della legalizzazione della cannabis, è in testa ai sondaggi] il pass dovrà riguardare non più solo i 10 coffeeshop di Maastricht ma gli oltre 200 della capitale.”