Questo studio si colloca in un crocevia raramente esaminato: politica sulla droga, incarcerazione e diritti dei bambini e dei giovani. Il suo focus è il peso specifico che l’avere un genitore in carcere per un reato di droga minore e non violento ha su bambini e giovani. La ricerca è sia qualitativa che quantitativa e proviene da tutta l’America Latina e dai Caraibi. La ricerca per questo studio è stata condotta in otto paesi: Messico, Colombia, Cile, Costa Rica, Repubblica Dominicana, Brasile, Uruguay e Panama. Ogni studio ha coinvolto esperti in materia di politica antidroga, sistema penale e politiche rivolte ai minori.
Alcune delle domande che guidano questo studio sono: In che modo la politica sulle droghe influenza bambini e giovani quando chi li deve accudire è in prigione? Cosa pensano i bambini dei crimini di droga e della risposta delle autorità ad essi? Quali sono i sentimenti, le preoccupazioni e le esperienze di questi bambini? In che modo vengono prese in considerazione le politiche e gli accordi internazionali nella progettazione, applicazione e monitoraggio delle politiche pubbliche specificamente orientate verso i bambini e i giovani? In che modo le politiche pubbliche in materia di minori, droghe e incarcerazione dovrebbero informarsi e trasformarsi a vicenda al fine di garantire il fattore più importante, il benessere finale del bambino? Attraverso le voci di 70 ragazze e ragazzi con genitori incarcerati, così come quelle dei loro tutori, offriamo risposte a queste domande. Offriamo anche strumenti che possono essere utili per le organizzazioni che lavorano con i bambini, tentando di influenzare la politica sulle droghe nella regione latinoamericana e creando o implementando politiche pubbliche relative ai diritti dei minori, alla detenzione e alla legislazione sulle droghe.
Estratto del Prologo del Rapporto regionale “L’infanzia che conta”.
Scritto da Jorge Cardona e Luis Pedernera,
Membri del Comitato sui diritti dell’infanzia delle Nazioni Unite:
Lo studio a cui stiamo contribuendo si muove in questa direzione. Raccoglie conoscenze che ci aiuteranno a comprendere più profondamente le conseguenze sull’infanzia di avere un genitore imprigionato. Si basa anche sul lavoro iniziato in Invisible No More al fine di esplorare i processi di criminalizzazione in America Latina e nei Caraibi e il suo impatto sui diritti dei bambini. Per questa indagine, l’attenzione è rivolta alla criminalizzazione del micro-traffico di droga. Lo studio, tuttavia, non si ferma all’esame della situazione, ma pone anche le basi per strumenti utili per accrescere la consapevolezza. Il titolo in spagnolo contiene un doppio significato. La frase Niñez que cuenta ricorda immediatamente due cose: la voce dei giovani che raccontano la propria storia e l’infanzia al centro delle politiche e delle strategie pubbliche. La parola “cuenta” può essere interpretata in entrambi i modi e diventa quindi un concetto potente. Entrambi i significati mettono a nudo i principali problemi per i giovani nella regione: le loro voci non sono ancora ascoltate e questo gruppo specifico non è considerato una priorità nello sviluppo delle politiche pubbliche. La stima scandalosa di quasi due milioni di ragazze e ragazzi con un genitore incarcerato esemplifica il problema. Questo studio mostra chiaramente che la persecuzione criminale del micro-spaccio è insostenibile; provoca più danni che benefici e il suo impatto sui minori è inconfondibile. Nella stragrande maggioranza dei casi, l’incarcerazione di un tutore influisce negativamente sullo sviluppo di un bambino. Le testimonianze e le ampie prove fornite qui sono conclusive. I bambini soffrono di molte forme di danno quando i loro genitori sono incarcerati, inclusi gli effetti psicologici della separazione, il rischio di recidere le relazioni o la difficoltà incontrata nel tentativo di preservarle, l’esposizione alla negligenza e le difficoltà finanziarie che mettono i bambini in posizioni di maggiore vulnerabilità di fronte agli abusi…