Il profilo dei Servizi per le Dipendenze (Ser.D.) non si è modificato negli ultimi anni, sebbene le necessità e i bisogni siano profondamente mutati, così come dimostra chiaramente la scheda storica (dal 2012) della domanda di trattamento e il sistema di funzionamento attuale dei Ser.D.
I dati storici dimostrano che la priorità dei bisogni è rappresentata dalla necessità di potenziare la capacità dei Ser.D. di effettuare, in base ai bisogni, una intercettazione precoce (early detection) dei consumi patologici.
Oggi il ritardo nella diagnosi e nel trattamento dei consumatori patologici determina:
- gravi conseguenze sociali;
- il rischio dello sviluppo e dell’aggravamento dei consumi in forme di dipendenza (tali da determinare un sempre ridotto “funzionamento” e capacità di “riabilitazione” del consumatore)
- un aggravamento delle patologie correlate
- un incremento significato di incidenti e di episodi overdose.
I dati storici dimostrano, altresì, che è importante indirizzare gli interventi precoci dei Ser.D. a target specifici di consumatori quali gli adolescenti, i soggetti con disagio psichico e comportamentale, le categorie vulnerabili (donne, extracomunitari, immigrati).
In questo senso appare cruciale permettere che i Ser.D. realizzino una presa in carico precoce attraverso: il potenziamento della rete e dell’integrazione con il privato sociale; la flessibilità dei processi della presa in carico; le azioni di prossimità e di riduzione del danno.
Le ragioni della early detection stanno nel riconoscere precocemente la vulnerabilità; ridurre i tempi di presa in carico; interrompere percorsi evolutivi verso forme di dipendenza o cronicità; ridurre il rischio di overdose, malattie infettive, comportamenti a rischio e disfunzionali.
Superare i limiti normativi e organizzativi
In questo senso i dati storici mettono in evidenza come i Ser.D. attualmente non siano capaci di sviluppare e differenziare gli interventi in base a bisogni quali il riconoscimento della vulnerabilità, dei meccanismi individuali che governano i comportamenti di addiction, dei processi di contesto che possono influenzare i modelli e gli stili di consumo. Le criticità maggiori dei Ser.D. sono oggi rappresentate:
- dall’incapacità dei Servizi di intercettare nuovi utenti;
- dalla ridotta flessibilità dell’organizzazione e dei modelli di presa in carico;
- dall’insufficiente capacità dei Servizi di sperimentare nuovi modelli organizzativi
- dal ritardo nella presa in carico in termini di intercettazione precoce dei consumatori patologici.
I dati storici dimostrano come le suddette criticità siano fondamentalmente dovute a problemi di normativa e di policy, di programmazione, di organizzazione e gestionale, di formazione ed “evoluzione” del personale che lavora nei Ser.D.
Sul tema dei limiti normativi, si noti come l’attuale cornice legislativa orienti la presa in carico verso forme “rigide” di dipendenza, rimuovendo le forme di consumo problematiche; e perciò trascurando le azioni di prevenzione (specie di comunità), di prossimità e di riduzione del danno. In questo senso l’attuale cornice normativa porta ancora oggi a basare l’organizzazione della presa in carico dei Ser.D. sui criteri “tabellari” delle sostanze, con il rischio ormai consolidato di porre sullo stesso piano il potere tossicomanico delle diverse sostanze e ignorando le problematiche relative ai fattori di vulnerabilità e fragilità dell’individuo, che sono i reali elementi in grado di trasformare i consumi in comportamenti patologici.
Sul tema dei limiti programmatori, appare evidente l’incapacità del sistema (costituito dai Ser.D. e dalla Comunità Terapeutiche) di lavorare in reale integrazione pensando a percorsi di presa in carico centrati sulla riabilitazione “di funzionamento” del consumatore patologico e sull’integrazione del consumatore non problematico.
Circa i limiti organizzativi e gestionali, appare necessario mettere i Ser.D. in grado di operare secondo modelli trattamentali e riabilitativi sequenziali ed integrati.
Sul tema dei limiti della formazione e dell’evoluzione del personale che lavora nei Ser.D, appare indispensabile aumentare la formazione del personale verso l’applicazione di interventi specialistici e multi- professionali, anche strutturati attraverso procedure e linee guida intercompartimentali fra Ser.D. e Comunità Terapeutiche.
Informazioni parziali e non legate alle evidenze per i policy maker
Rispetto a quanto detto, le Relazioni annuali al Parlamento appaiono nella loro raccolta ed analisi dei dati molto statiche e cristallizzate sulla centralità della presa in carico in base alla tipologia di sostanza consumata, tralasciando l’analisi dei fattori di vulnerabilità individuali e di contesto nello sviluppo dei consumi patologici.
La logica attuale di impostazione delle Relazioni annuali al Parlamento centrata su una analisi per problemi legati al sistema “tabellare” delle sostanze e della cornice normativa strettamente legata a logiche di “proibizione” rischia di fornire ai policy maker informazioni parziali e non centrate sulle evidenze. Parrebbe perciò utile organizzare una raccolta dei dati epidemiologici sui consumi e sui bisogni in modo da orientare il sistema verso modelli di presa in carico fluidi e precoci basati sulla promozione di azioni di prossimità, di screening, di prevenzione e di riduzione del danno, di intervento e diagnosi precoce, di intervento breve ed intensivo in base alle modalità di consumo ed alle caratteristiche di “funzionamento” in relazione ai consumi (tale da compiere in maniera efficace un processo di riabilitazione).
Le Relazioni al Parlamento dovrebbero cioè ribaltare la logica di interpretazione del fenomeno, per passare dalla lettura basata sui consumi e alla presa in carico per sostanze, a una logica basata sull’analisi dei fattori di vulnerabilità, dei consumi (anche non problematici) e del “funzionamento” della persona.