La rappresentazione diffusa rispetto al funzionamento dei servizi pubblici e privati, secondo cui questi sono orientati in una direzione esclusivamente terapeutica, risente della difficoltà di rilevazione di molti progetti e offerte di intervento che sono presenti in modo molto articolato e capillare.
Invece, negli ultimi due decenni, attraverso la rilevazione di una serie di bisogni sul piano assistenziale e terapeutico, si è sviluppata una progettazione per l’organizzazione di un’offerta di intervento molto diversificata. La realizzazione di tali percorsi innovativi è stata possibile a partire dall’iniziativa degli enti accreditati o da quella delle strutture pubbliche: si sono così sviluppate sperimentazioni di diverso carattere e profilo, sia di fruizione e di accesso che di obbiettivi.
È stato così possibile realizzare interventi diurni, serali, interventi brevi residenziali o semiresidenziali, progetti di housing e di supporto alla formazione lavoro, interventi e progetti orientati a una riduzione dei rischi o dei danni legati ai comportamenti assuntivi.
Purtroppo questa grande mole di esperienze non è stata rilevata in modo sistematico né a livello locale, all’interno dei territori cittadini e regionali, né a livello nazionale ma soltanto una parte di queste attività è arrivata alla conoscenza più generale attraverso alcuni articoli di carattere tecnico-scientifico o divulgativo oppure attraverso il “passaparola” all’interno della comunità professionale dei servizi pubblici e accreditati.
È evidente quindi che è necessario uno sguardo orientato in modo specifico e degli strumenti ad hoc per poter rilevare queste offerte di intervento, per poterle conoscere in modo puntuale sistematico: sia per valutare la loro efficacia e il loro significato sociale, preventivo, assistenziale e terapeutico, sia per diffondere in termini di buone pratiche i progetti realizzati.
Una conoscenza più articolata dei consumi legali e illegali
Per poter individuare strategie di intervento attuali ed efficaci, oltre alla conoscenza della reale capacità di offerta, di sviluppo e diversificazione progettuale da parte dei servizi, , è necessario esaminare in modo articolato lo sviluppo del fenomeno relativo al consumo di sostanze psicoattive sia legali che illegali. Infatti, non sempre le statistiche e le rilevazioni epidemiologiche aiutano a comprendere le articolazioni, le modalità e le dinamiche sottostanti a tale consumo. Il valore attribuito all’uso e i pattern di assunzione sono, come è noto, correlabili a elementi culturali, a stili di vita individuali e a condizioni di contesto che possono influenzare in modo consistente tali comportamenti.
Per approfondire i comportamenti assuntivi, occorre la ricerca qualitativa, utilizzando gli strumenti della sociologia e dell’analisi comportamentale. A dare un contributo in questa direzione vi sono alcuni studi di carattere quali-quantitativo che, unitamente all’osservazione clinica e fenomenica, permettono di rilevare quanto tali modalità di comportamento siano varie non solo all’interno della popolazione generale ma anche all’interno del percorso individuale, iscrivendosi con fasi di durata variabile, nella biografia del consumo personale di sostanze.
La rilevazione e lo studio di questa variabilità ci consente di comprendere quali possano essere degli interventi sintonici e coerenti con le problematiche che possono emergere nei diversi tipi di consumo e stili assuntivi, favorendo il ‘matching’ con le offerte presenti e realisticamente accessibili per la popolazione.
Integrare la riduzione del danno con la terapia
Partendo dal fatto che i servizi offrono una serie di interventi collocati nell’ambito della prevenzione, della cura e della riabilitazione, un punto di particolare importanza in questo ambito è la “disarticolazione” degli interventi di prevenzione. Questi possono essere pensati sia in termini di azioni connesse alla prevenzione della “esposizione alla droga” e dell’iniziazione al consumo, sia di interventi finalizzati a ridurre i rischi e i possibili danni per chi già consuma. La limitazione dei rischi e la riduzione del danno, sia come approccio che come specifiche pratiche, sono in effetti conosciute dai servizi ma hanno livelli di integrazione con le pratiche terapeutiche molto diverse tra le varie realtà di offerta dei servizi del nostro paese. Ciò perché buona parte di tale offerta d’intervento è costituita da progetti ad hoc, spesso demarcati se non isolati dell’offerta complessiva. Tali progetti hanno durata variabile e si caratterizzano spesso per una notevole instabilità legata alla precarietà del personale dedicato e delle risorse assegnate.
La riduzione del danno è una strategia di intervento estremamente importante per rispondere ad una serie di problematiche legate sia all’uso compulsivo sia ad un consumo consapevole e autodeterminato: si tratta quindi di stabilire, in termini di prospettive possibili, se ogni servizio ( o meglio ogni sistema di servizio) debba contenere al proprio interno un’intera gamma di offerte (che vanno dal supporto ad un consumo più responsabile e sicuro alla proposta motivazionale per migliorare l’adesione agli interventi terapeutici e riabilitativi); oppure possa essere pensato un sistema che svolga la funzione di ‘facilitatore’ per la messa in rete di opportunità diverse. Tali opportunità comprendono il collegamento a rete (network specifico) e la valorizzazione di associazioni di consumatori che possono sostenere e migliorare capacità e competenze soggettive, le realtà di auto-mutuo-aiuto, le offerte di interventi terapeutici anche esterni al servizio stesso ed altro.
In entrambi i casi, si tratta cioè di pensare a delle soluzioni macro-organizzative che consentano di offrire alla popolazione specifica una gamma completa di offerte e di supporto, coniugando la dimensione progettuale complessiva con le soluzioni possibili in ogni singolo contesto territoriale e sociale. Va invece evitata la proposta di modelli rigidi che, pur salvando gli elementi di principio, rischiano di renderli inapplicabili e in qualche misura velleitari, in quanto non costruiti e modellati sulle specifiche esigenze delle diverse persone e della popolazione di ciascun territorio.