È ormai un luogo comune di nostri dibattiti mettere in evidenza che la pandemia ha messo in luce le contraddizioni storiche delle politiche trentennali incentrate sul modello della guerra alla droga e in generale delle politiche di welfare e del sistema sanitario. Ma, ciononostante, dopo un anno di emergenza sanitaria e, in una fase di lento rientro in una normalità ancora incerta, non mi sembra che siano state apprese le lezioni collegate a queste realtà. Né il PNRR né altri provvedimenti prevedono né un accenno alle politiche sulle droghe né tantomeno un cambiamento strutturale del sistema del welfare, del sistema sanitario e socio-sanitario risultati fortemente inadeguati a fronteggiare e governare la pandemia
L’esigenza di rilanciare una molteplicità di iniziative per un impegno rinnovato e ricercando anche nuove strade per “un cambio di rotta delle politiche sulle droghe” si presenta come un obiettivo ineludibile che va oltre le stesse politiche sulle droghe.
Indico alcune tematiche esplicative:
Il principio di base che ispira i cambiamenti politici e culturali che sono alla base delle due proposte di legge per la depenalizzazione e decriminalizzazione di tutte le condotte legate alle droghe e della legalizzazione della cannabis è: il governo politico e la regolazione sociale dell’uso di sostanze psicoattive. Un cambiamento radicale dal modello penale-repressivo e dal modello patologico-stigmatizzante. E una delle questioni, se non la questione di fondo, che emerge con forza in questa pandemia, riguarda appunto la inadeguatezza del nostro sistema sanitario ospedalocentrico centrato sul modello patologico a intercettare precocemente e a governare una epidemia e in generale qualunque fenomeno che impatta sulla salute.
La prospettiva trasversale della Riduzione del Danno e della Limitazione dei rischi, al centro delle nostre politiche, è fondata sul modello della Tutela e Promozione della Salute tipico dei sistemi sanitari e socio-sanitari territoriali, alla base della vecchia L. 833/78. Questo modello è predisposto, appunto, per rilevare precocemente un qualunque evento che può avere conseguenze sulla salute pubblica e delle comunità, appunto nella logica del governo e regolazione del fenomeno, al fine attrezzare risposte rapide e adeguate prima che diffondano patologie e danni collegati. Gli interventi di RdD e LdR secondo questa logica hanno ottenuto, ad esempio, risultati importanti nella riduzione drastica delle overdosi e delle malattie infettive. E in generale la prospettiva della RdD/LdR è orientata a sostenere il protagonismo attivo, delle persone che usano droghe per evitare, prevedere e contenere i rischi eliminando i danni, usando le informazioni e raccomandazioni in modo consapevole. Il Setting e il Set, la persona al centro secondo lo schema di N. Zinberg. Il contrario di quanto è accaduto nel corso della pandemia contrassegnata da imposizioni di comportamenti, e nessuna strategia di coinvolgimento attiva dei cittadini.
Nel corso della pandemia, come si è detto, la realtà detentiva nelle carceri è divenuta ancora più insostenibile. E il sistema penale oltre a mostrare tutte le sue dimensioni di negazione dei diritti umani ha ulteriormente aggravato gli effetti della pandemia inasprendo l’insieme delle misure detentive e divenendo teatro di morti agitando lo stigma del tossicodipendente. Quasi impossibile per un tossicodipendente ristretto avere una misura alternativa, nonostante un terzo dei detenuti, come documentiamo da tempo, sia in carcere per reati legati alle droghe. La proposta di legge di depenalizzazione e decriminalizzazione che da tempo proponiamo al dibattito pubblico e parlamentare oltre a restituire diritti di cittadinanza e di cura ai cittadini decongestionerebbe le carceri italiane ottenendo un duplice risultato.
Ritengo che questi nostri temi “storici” così riproposti possano rappresentare una prima base per riformulare una piattaforma politica e di iniziative orientate a costruire un nuovo rapporto tra società civile e politica e per rilanciare una nuova Conferenza Autoconvocata. Inoltre, come ho provato a dire in sintesi, le tematiche potrebbero dare un contributo positivo al dibattito più generale sulle strategie di superamento dell’emergenza sanitaria.
Si tratta di attivare un movimento variegato che rivendichi, tra gli obiettivi, la Conferenza Governativa sulle droghe, dopo 12 anni di disapplicazione della legge, ma in netta discontinuità con quelle precedenti, mettendo al centro il confronto sulla valutazione critica delle politiche fallimentari e dannose sulle droghe e prevedendo una chiara ricaduta politica.
Ripartiamo da febbraio 2020
La conferenza autoconvocata organizzata per febbraio 2020 e rimandata per la pandemia, fu il risultato di un lungo lavoro di confronto tra le nostre reti, che raggiunse una importante convergenza nei temi riportata nel documento e nel programma ampio condivisi. La lunga parentesi emergenziale ha oggettivamente allentato i nodi di quella rete. Oggi, è necessario riprendere quel percorso, ricucendo le nostre reti e attivando anche relazioni con nuovi contesti come più volte ci siamo detti.
Ripartiamo dalle leggi, considerandole, in primo luogo, il nostro quadro politico di riferimento. Siamo consapevoli che le azioni e l’iter per portare una legge verso una ipotetica approvazione del parlamento sono complesse e incerte, in questo momento politico. Si tratta, allora, di recuperare e rilanciare alcune aree del nostro percorso per riproporle come azioni politiche intermedie con la finalità di costruire un terreno più solido di consenso sui temi delle leggi sia nel mondo della politica che tra la popolazione.
Area dei servizi e degli interventi
Sono trascorsi quattro anni dalla introduzione della RdD/LdR nei nuovi LEA. Le esperienze diffuse di Riduzione del Danno, in Italia e in Europa, che hanno avuto riscontri particolarmente efficaci nel corso di questa pandemia, indicano una via di ampliamento e riorganizzazione del sistema pubblico dei servizi e degli interventi alternativa al modello patologico fallimentare e istituzionalizzante. E necessario che si delinei un quadro istituzionale, anche ampliando l’accreditamento ai servizi integrati, che renda stabili e definiti questi interventi e che coinvolga il Terzo Settore come soggetto pubblico sociale, nella coprogettazione e cogestione, superando precarietà e modelli esternalizzati. Dobbiamo riprendere, su questa base, la mobilitazione per chiedere di nuovo una Commissione mista della Conferenza Stato Regioni, con la società civile sulla base delle proposte nel documento sottoscritto dalla rete delle associazioni.
Rilanciare la legge sulla “lieve entità e sulla coltivazione per uso personale”
La proposta di legge, potrebbe aggregare più parlamentari di diverse forze politiche e, proprio per il suo carattere meno strutturale e attuabile in tempi ristretti, iniziare a incrinare e rendere meno afflittiva la logica penale della legge attuale.
Nella stessa logica ripropongo l’idea di attivare una strategia nazionale sulle misure alternative con offerte non solo terapeutiche ma anche sociali, con il coinvolgimento dell’associazionismo della cooperazione dei servizi del Ministero della Giustizia e della Magistratura, finalizzata a creare un corto circuito tra pena e esecuzione penale esterna, saltando la detenzione in carcere.
Ma le nostre reti non possono farcela da sole, è necessario allargare i soggetti in campo in particolare dando maggiore impulso alle nostre iniziative con il mondo dei media e della politica.
– I media rappresentano un’area di coinvolgimento strategica per concordare una diversa informazione sulle droghe non centrata sugli stigmi, meno influenzata da modelli morali, più tolleranti e rispettose delle persone e delle scelte dei propri comportamenti.
– Con il mondo della politica è necessario fare passi avanti per costruire insieme uno spazio di confronto e elaborazione utile a riportare in Parlamento la discussione sulla riforma radicale delle politiche sulle droghe e per realizzare le azioni intermedie che ho esposto.
La Conferenza Autoconvocata si configura, in questo quadro, come una iniziativa autonoma, parte di un percorso politico-culturale della società civile, spazio di approfondimento e elaborazione che non intende sostituirsi alla Conferenza Nazionale ma, al contrario indicare alcuni temi centrali per la discussione e proporre un metodo partecipato per la sua preparazione e organizzazione.
In questo quadro si colloca il rapporto con la Ministra Dadone con delega alle politiche sulle droghe, che dopo una prima apertura nella quale ha espresso l’impegno generico a organizzare la Conferenza Nazionale si è ritirata nel suo Ministero. E’ necessario sollecitare un confronto più stretto, che preveda anche un ripensamento degli organismi del suo Ministero come l’inutile e dannoso DPA. Si tratterà inoltre verificare, un suo possibile impegno, a coinvolgere i Ministri della Sanità e della Giustizia per una Conferenza Nazionale non rituale ma luogo di confronto a più voci e di chiaro impegno per un cambiamento radicale delle politiche sulle droghe.