“Si pensava a qualcosa di meglio”, avrebbe detto Sergio Endrigo, grande cantante e dolce poeta, del tempo che ci tocca di vivere.
Questo Libro Bianco sulla politica delle droghe, il nono, viene pubblicato alla conclusione di un lungo ciclo che ha visto protagonisti e vicende assai contrastanti, dalla approvazione della legge Fini-Giovanardi al dominio di Giovanni Serpelloni sul Dipartimento antidroga, dalla cancellazione della legge iperproibizionista e punitiva da parte della Corte Costituzionale a timide modifiche legislative.
Purtroppo, nonostante gli scenari internazionali di riforma che si sono manifestati in questi anni, non si è attuato nessun conseguente cambio di orientamento politico; addirittura non si è più identificato un responsabile politico del governo per questo tema e si è lasciato a una pura gestione amministrativa il Dipartimento presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.
Siamo di fronte a un cambiamento politico e vale la pena presentare un bilancio dell’iniziativa intrapresa quasi dieci anni fa da la Società della Ragione, Forum Droghe, Antigone e Cnca assieme a molti altri soggetti che nel tempo hanno aderito.
Il primo libro Bianco fu presentato a Trieste il 13 marzo 2009 in coincidenza della V Conferenza nazionale sulle droghe e in chiusura della Conferenza Onu di Vienna per la valutazione decennale delle politiche globali sulle droghe. Venivano analizzati i primi tre anni di applicazione della legge Fini-Giovanardi che aveva cancellato il referendum del 18 aprile 1993 e cambiato radicalmente la già repressiva legge Iervolino-Vassalli, nota come Dpr 309/90. Nella presentazione si sottolineava la valenza prioritariamente sociale della questione droghe e si poneva come sfida quella di liberare i tossicodipendenti dal carcere e si denunciavano le gravi condizioni di sovraffollamento carcerario. Alessio Scandurra metteva in luce le difficoltà della valutazione dei dati della prima applicazione della legge, tenendo conto delle incertezze applicative e della approvazione dell’indulto nel 2006. Comunque nel 2008 la popolazione detenuta per violazione dell’art. 73 (detenzione e piccolo spaccio) raggiungeva la punta del 38% e i tossicodipendenti presenti si attestavano al 27%.
Dal secondo Libro Bianco (giugno 2011) emergeva il dato certo che la repressione puntava al basso, alla punizione dell’area di contiguità tra uso e piccolo spaccio di droghe. Si rivelava anche il raddoppio delle sanzioni amministrative dal 2006 al 2010 e l’aumento percentuale dei tossicodipendenti sia sul totale dei presenti che sugli ingressi. Infine si registrava il raddoppio dei ristretti per violazione dell’art. 73 dal 2006 al 2010 e la diminuzione degli affidamenti e delle misure alternative.
Tre questioni centrali venivano esaminate: le criticità della Relazione al Parlamento e i rilievi metodologici che impediscono una valutazione delle politiche pubbliche presentate da Grazia Zuffa; una proposta di modifica del Dpr 309/90 elaborata da Sandro Margara sulla scorta dei contenuti di un seminario su droga e carcere svoltosi a Firenze nel marzo 2011; la denuncia del sovraffollamento rappresentato dalla insopportabile cifra di 68.000 detenuti.
Il terzo Libro Bianco del 2012 si caratterizzava per la questione di incostituzionalità della legge Fini-Giovanardi elaborata da Luigi Saraceni sulla scorta delle riflessioni emerse nei seminari internazionali di Siracusa e di Udine organizzati dalla Società della Ragione. Si riapriva così, dopo un lungo scacco, la prospettiva di una riforma della legislazione vigente.
Il quarto Libro Bianco pubblicato nel 2013 confermava l’aumento della repressione e del sovraffollamento con uno sguardo d’insieme sugli effetti penali e sanzionatori dei sette anni di applicazione della legge antidroga (2006-2012). Veniva denunciata la mancanza dei dati relativi al quinto comma dell’articolo 73, relativo ai fatti di lieve entità e veniva avanzata la proposta che tale previsione venisse adottata come fattispecie autonoma e non come attenuante.
Il quinto Libro Bianco del 2014 segnalava la vittoria davanti alla Corte Costituzionale sulla incostituzionalità della legge Fini-Giovanardi e ci si interrogava sul dopo. Va segnalato oltre al ruolo fondamentale di Luigi Saraceni, la illustrazione della tesi dell’incostituzionalità davanti alla Consulta da parte di Giovanni Maria Flick. Nel Libro Bianco venivano posti temi scottanti: Test sui lavoratori e test sulla guida, misure alternative, realtà dei Sert e delle comunità. Una questione delicata era rappresentata dal nodo della rideterminazione della pena per i condannati sulla bese della illegittima legge Fini-Giovanardi, su cui alla fine si espresse la Corte di Cassazione.
Il sesto Libro Bianco del 2015 rappresentata una situazione di transizione. Finalmente Giovanni Serpelloni lasciava la guida del Dipartimento antidroga, sostituito dalla dr.ssa Patrizia De Rose. Le piccole riforme contribuivano a ridurre le presenze in carcere a 54.000 persone per rispondere alla condanna della Cedu. Le proposte di riforma della legislazione, sia nel senso della riduzione del danno e della decriminalizzazione del consumo che nel senso della legalizzazione dei derivati della cannabis, venivano presentate dall’on. Marisa Nicchi e dal sen. Luigi Manconi. Si formava anche l’intergruppo per la legalizzazione della canapa lanciato da Benedetto Della Vedova.
Il settimo Libro Bianco (2016) poneva sin dall’introduzione il dilemma sulle prospettive della politiche sulle droghe dopo Ungass 2016. Purtroppo l’apertura sul fronte internazionale espressa dalle parole del ministro della Giustizia Orlando in occasione dell’Assemblea delle Nazioni unite non ha avuto ricadute sulla legislazione italiana. La Corte Costituzionale ha preso una decisione significativa accogliendo un’altra questione di costituzionalità e ha cassato l’art. 75bis che prevedeva un aggravamento delle sanzioni amministrative, ma gli Stati Generali sul carcere e sulla pena hanno trascurato la questione delle droghe se non con qualche riferimento alle misure alternative per i tossicodipendenti e per altro non si sono tradotti in una riforma dell’ordinamento penitenziario.
Va ricordato che a Udine e Milano, dopo Genova, si sono tenute delle conferenze dal basso in assenza della Conferenza governativa. Va anche segnalato che il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia con una legge voto ha chiesto al Parlamento di discutere e approvare la proposta depositata alla camera e al Senato dall’on. Fossati e dal sen. Lo Giudice.
L’ottavo Libro Bianco presentato nel giugno 2017, sempre mesi prima della relazione del Dipartimento antidroga guidato ora dalla dr.ssa Contento non ha potuto che registrare che “il nulla ha prevalso”. E così le associazioni impegnate da anni su questo fronte hanno deciso di presentare una diffida giudiziaria verso il Governo per inadempienza rispetto al dovere previsto dal comma 15 dell’articolo 1 del Dpr 309/90 sulla convocazione di una Conferenza triennale allo scopo anche di suggerire al parlamento le necessarie modifiche alla legislazione. L’ultima conferenza, per altro blindata e senza dibattito, risale al 2009 e l’ultima di reale confronto al 2001 a Genova.
Unica nota positiva recente, l’inserimento nei Lea della riduzione del danno e un maggiore spazio per la canapa terapeutica.
Tutti sul tappeto restano i problemi aperti o irrisolti: la riunione dell’Onu a Vienna nel 2019, la presentazione delle due proposte di legge sulla legalizzazione della canapa e di revisione radicale del Dpr 309/90, la richiesta ultimativa per la convocazione della Conferenza nazionale sulla politica delle droghe, la ridefinizione della natura e dei compiti del Dipartimento antidroga, un confronto sulle soluzioni che emergono in tanti paesi in Europa e nel mondo.
Intanto, questo libro bianco ci racconta del ritorno dell’affollamento penitenziario e del ruolo che, in esso, gioca ancora una volta la legislazione proibizionista in materia di droghe. Se gli ingressi in carcere hanno cominciato ad aumentare dallo scorso anno, quelli per violazione delle legislazione sugli stupefacenti guidano l’incremento, costituendone quasi il 30%, quanti non erano dal 2013. Se i detenuti in carcere aumentano, percentualmente aumentano di più quelli per reati di droga. Un quarto dei detenuti è tossicodipendente e solo una piccola parte di loro riesce ad accedere alle alternative al carcere pure per loro prescritte. Come potrà vedersi nella consueta analisi delle conseguenze penali e sanzionatorie della legislazione vigente, abbiamo provato a ipotizzare un carcere senza normativa proibizionista e tossicodipendenti: invece di costruirne di nuove, alcune carceri potrebbero essere chiuse.
E hanno ripreso a crescere anche le segnalazioni ai prefetti dei semplici consumatori, caduti anche loro nella rete dei maggiori controlli e dell’ossessione securitaria: 40.524 segnalazioni (all’80% per possesso di cannabinoidi), 15.581 sanzioni e solo 86 richieste di programmi terapeutici. E’ solo l’ultimo contributo annuale di una inutile macchina sanzionatoria che ingolfa uffici amministrativi e di polizia e che in quasi trent’anni ha coinvolto più di un milione e duecentomila persone.
Ce n’è quanto basta per continuare a chiedere un cambiamento politico, culturale e legislativo che rimetta l’Italia tra le Nazioni che stanno cercando e sperimentando vie nuove per la prevenzione dei rischi dell’abuso di droghe e della loro proibizione. L’anno prossimo ci attende un nuovo appuntamento di confronto presso le Nazioni unite e dovremmo arrivarci, quanto meno, avendo fatto una vera Conferenza nazionale, come quella prevista dalla legge e dimenticata dai tempi del compianto Ministro Veronesi.
Il taglio originale di questo Libro Bianco che chiude una stagione è stato discusso dalla Assemblea annuale della Società della Ragione svoltasi a Firenze il 19 aprile di quest’anno. Su proposta di Grazia Zuffa, eletta Presidente dell’associazione si è deciso di mettere al centro della riflessione sulla politica delle droghe, oltre alla tradizionale analisi dei dati sugli effetti penali e sul carcere provocati dalla legge antidroga curata da Maurizio Cianchella, la fotografia della realtà dei servizi pubblici e del privato sociale, legati ai nuovi consumi e lo stato della ricerca scientifica sul fenomeno in continua evoluzione.
Questa parte mette in luce i limiti della relazione del Dipartimento politiche antidroga che offre un quadro statico e datato, assolutamente privo di indicazioni per i parlamentari e gli operatori. Un altro suo limite grave è rappresentato dalla assenza del punto di vista dei consumatori che sono confinati nel ruolo di vittime della repressione o di malati da curare, senza valorizzare la loro soggettività. La Relazione del Governo ormai non è più stampata ed è consultabile solo on line e, cosa più incredibile, non è mai discussa dal Parlamento. Vogliamo sperare che la Camera e il Senato della XVIII legislatura, con una presenza alta di neoeletti che speriamo curiosi di conoscere per deliberare, abbandonino questa cattiva abitudine e discutano questo tema che ha riflessi internazionali, culturali e sociali, assolutamente strategici.
Alle deputate e alle senatrici, ai deputati e ai senatori, è dedicato questo Libro Bianco che offre anche un quadro dei cambiamenti legislativi che si stanno consolidando in molti Paesi, dall’Uruguay al Canada passando da molti stati degli Stati Uniti.
In appendice, lettori e curiosi ritroveranno le nostre proposte per la riforma del testo unico sulle sostanze stupefacenti e per la legalizzazione della cannabis. Possono essere criticate e contestate: l’importante è che se ne discuta e che si esca finalmente dall’immobilismo politico sul tema delle droghe.
Articolo di Stefano Anastasia e Franco Corleone
L’introduzione di Stefano Anastasia e Franco Corleone al nono Libro Bianco sulle droghe, edizione 2018 sui dati 2017.