LE DROGHE E LA GIUSTIZIA. I dati in pillole
Entrati nel 30esimo anno dalla sua approvazione la parte penale (l’art. 73 in particolare) del Testo Unico sulle sostanze stupefacenti Jervolino-Vassalli continua a essere il principale veicolo di ingresso nel sistema della giustizia italiana e nelle carceri.
14.118 dei 47.258 ingressi in carcere nel 2018 sono stati causati da imputazioni o condanne sulla base dell’art. 73 del Testo unico. Si tratta del 29,87% degli ingressi in carcere: si conferma l’inversione del trend discendente attivo dal 2012 a seguito della sentenza Torreggiani della CEDU e dall’adozione di politiche deflattive della popolazione detenuta. Il leggerissimo calo in termini assoluti rispetto al 2017 coincide con un aumento in termini percentuali.
Sui quasi 60.000 detenuti presenti in carcere al 31 dicembre 2018 ben 14.579 lo erano a causa del solo art. 73 del Testo unico (sostanzialmente per detenzione a fini di spaccio). Altri 5.488 in associazione con l’art. 74 (associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope), solo 940 esclusivamente per l’art. 74. Questi ultimi rimangono sostanzialmente stabili (anzi diminuiscono di alcune decine di unità). Nel complesso vi è un aumento secco del 6,5% sull’anno precedente.
16.669 dei 59.655 detenuti al 31/12/2018 sono tossicodipendenti. Il 27,94% del totale. Una percentuale che supera il picco post applicazione della Fini-Giovanardi (27,57% nel 2007), poi riassorbito a seguito di una serie di interventi legislativi correttivi. Preoccupa poi l’ulteriore l’impennata degli ingressi in carcere, che anche qui toccano un nuovo record: il 35,53% dei soggetti entrati in carcere nel corso del 2018 era tossicodipendente.
Come abbiamo già scritto negli anni precedenti si conferma nel 2018 l’aumento delle presenze in carcere, come aumenta la percentuale di detenuti per violazione del DPR 309/90. La legislazione sulle droghe e l’uso che ne viene fatto sono decisivi nella determinazione dei saldi della repressione penale: la decarcerizzazione passa attraverso la decriminalizzazione delle condotte legate alla circolazione delle sostanze stupefacenti così come le politiche di tolleranza zero e di controllo sociale coattivo si fondano sulla loro criminalizzazione. Basti pensare che in assenza di detenuti per art. 73. o di quelli dichiarati tossicodipendenti, non vi sarebbe il problema del sovraffollamento carcerario, come indicato dalle simulazioni prodotte.
Le conseguenze sulla Giustizia
Le persone coinvolte in procedimenti penali pendenti per violazione dell’articolo 73 e 74 sono rispettivamente 178.819 (+5.005 e +2,9% rispetto a un anno prima) e 43.335 (+1.154 e +2,7%), un dato che si allinea agli anni bui della Fini-Giovanardi.
Le misure alternative
Un dato positivo, l’unico che intravediamo, arriva dalle misure alternative, in crescita lieve ma costante negli ultimi anni. Il fatto che il trend prosegua oltre la inversione di tendenza nella popolazione detenuta databile dal 2016 lascia ben sperare per una autonomia delle misure penali di comunità.
Le segnalazioni e le sanzioni amministrative del consumo di droghe illegali
Continuano ad aumentare le persone segnalate al Prefetto per consumo di sostanze illecite: 39.278 nel 2018. Si conferma l’impennata delle segnalazioni dei minori: +394,4% in tre anni. Dopo l’aumento dell’anno scorso si consolida il numero delle sanzioni: 15.126. Risulta irrilevante la vocazione “terapeutica” della segnalazione al Prefetto: su 39.278 persone segnalate solo 82 sono state sollecitate a presentare un programma di trattamento socio-sanitario; nel 2017 erano 3.008. Le sanzioni amministrative riguardano invece il 36% delle segnalazioni, percentuale in aumento rispetto all’anno precedente. La segnalazione al prefetto dei consumatori di sostanze stupefacenti ha quindi natura principalmente sanzionatoria. La repressione colpisce per quasi l’80% i consumatori di cannabinoidi (79,18%), seguono a distanza cocaina (14,34%) e eroina (4,39%) e, in maniera irrilevante, le altre sostanze. Dal 1990 1.267.183 persone sono state segnalate per possesso di sostanze stupefacenti ad uso personale; di queste il 73,11% per derivati della cannabis (926.478)
Le violazioni dell’art. 187 del codice della strada
Restano significativi i dati rispetto alle violazioni dell’art. 187 del Codice della Strada, ovvero guida in stato di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti. I dati disponibili, (Polizia Stradale 2018, ISTAT e DPA) indicano che solo l’1,14% dei conducenti coinvolti in incidenti stradali rilevati dalla sola Polizia Stradale è stato accusato di violazione dell’art. 187 del Codice della strada. Anche i dati della sperimentazione dello screening rapido su strada indicano che a poco più dell’1% dei conducenti risulta positivo ai test. Di questi una media superiore al 20% viene “scagionato” dalle analisi di laboratorio.