“Niente è più importante della sicurezza e della salvaguardia della vita umana, comprendiamo perciò il senso delle proposte che vogliono abbassare i livelli alcolici ‘legali’ per chi è alla guida di un mezzo di trasporto”, afferma Giorgio Davoli, responsabile del Dipartimento Economia della Cia di Reggio Emilia.
“Però la buona volontà non è detto che dia luogo a provvedimenti oculati: abbiamo dubbi, in sostanza, che misure generalizzate di tipo proibizionistico siano in grado di raggiungere lo scopo di ridurre gli incidenti stradali dovuti agli ubriachi al volante, anzi, è probabile che abbassare la soglia sempre più, farà lievitare le statistiche di chi è colto a guidare in stato di ebbrezza, vera o (sotto certi limiti) presunta”.
“Per quanto simili distinguo possano sembrare incongrui a chi è favorevole a misure re-pressive generalizzate riteniamo che siano più utili e necessarie azioni di educazione al consumo consapevole di bevande alcoliche, ed anche distinguere tra gli alcolici”.
“E’ un dato di fatto che ormai numerosissime ricerche scientifiche e tutta una letteratura medica, considerano il bere una moderata quantità di vino un’utile azione preventiva per la salute, oltre che un piacere; altro è parlare di altri tipi di alcolici, alcuni dei quali sono assai più subdoli perché si presentano non come tali”.
“C’è poi da considerare che una proibizione avrà effetto su chi rispetta le norme, non certo su chi nelle miscele tra alcool e droga e nel superamento dei limiti cerca l’ebbrezza e lo stordimento”.
“Quel che ci preoccupa è in sostanza che le migliori intenzioni non facciano altro che creare problemi al settore vitivinicolo, senza avere effetti reali su quello cui si vorrebbe rimediare, dato che ci pare che al fondo di tante disgrazie, se vi è l’alcool, vi è però soprattutto il suo abuso, mentre le norme rischiano di colpire in modo generalizzato il suo uso”.