La Moratti, forte del decreto Maroni, ha deciso che a Milano chi verrà sorpreso a consumare sostanze stupefacenti in luoghi pubblici potrà essere multato di 500 euro, o in alternativa farsi “curare”, come se le cose fossero davvero così semplici.
Va detto subito che, al di là dei dubbi che qualunque persona assennata potrebbe sollevare sulla reale utilità della proposta, questo discorso una logica ce l’ha. Ed è quella del profitto.
Oggi, secondo le stime dell’ONU e di analisti indipendenti, a fronte di una spesa pubblica globale di 40 miliardi di euro l’anno per mantenere le politiche proibizioniste (retate, arresti, spese giudiziarie, incarcerazioni), la criminalità organizzata guadagna tra i 400 e i 500 miliardi di euro con il traffico delle sostanze stupefacenti messe al bando.
Per ogni euro speso dai contribuenti per vietare i traffici di droga, la criminalità ne guadagna dieci volte tanto. C’è decisamente qualcosa che non va: paghiamo un sacco di soldi per rendere illegale qualcosa in modo che chi la commercia al mercato nero guadagni palate di quattrini.
Qualunque imbecille, di fronte a questa situazione paradossale, pur di togliere la droga dalle mani dei mafiosi e dirottare quei 40 miliardi di euro a scopi più intelligenti, penserebbe a qualche strategia sensata di liberalizzazione delle sostanze, magari mettendole sotto controllo medico.
La Moratti no.
La Moratti, da buona berlusconiana della prima ora, ha pensato di guadagnarci. Si è spremuta le meningi, e ha capito come fare.
Prendiamo in considerazione il costo di una “pallina” di cocaina o eroina da strada, i cui prezzi sono precipitati negli ultimi anni fino alle 10-20 euro a dose (almeno a Torino, nei contesti di strada; in altri, sempre a Torino, una dose di cocaina può costare anche 50-80 euro).
Con l’idea della multa, la Moratti potenzialmente può guadagnare 500 euro ogni 10-20 incassate dai narcotrafficanti a Milano, ribaltando il rapporto costi-benefici del proibizionismo: sarebbe lei a guadagnare fino a 50 volte più che i narcotrafficanti. Chiamala scema. Il fatto che le mafie da questa storia non perdano niente nell’ottica morattiana non fa che sottolineare il fatto che si tratta di un ottimo affare per tutti.
Insomma: ora non gli resta che battere i bassifondi di Milano alla ricerca di tossici da multare. I quali, per altro, difficilmente avranno a disposizione 500 euro da regalare al sindaco, e questo è in effetti il punto debole del piano. Peccato. I tossici saranno costretti a scegliere in blocco la gita a San Patrignano, a prendere sberle per pranzo e per cena, il che consentirà a Muccioli jr. di incassare ancora più denaro in beneficenza.
Alla faccia di chi dice che con il proibizionismo non ci guadagna nessuno.