Medici sempre più stressati. La dedizione al lavoro e ai pazienti, la paura di commettere errori, i turni a volte massacranti li rendono vulnerabili. Fragili, cercano rifugio nell’alcol e nella droga. Si chiama dipendenza patologica professionale, una malattia pericolosa che, se non curata, può portare anche a soluzioni estreme. E spesso proprio i dottori non cercano aiuto e non si curano. Non è un caso che, in tutto il mondo, il tasso di suicidi tra i camici bianchi è due volte superiore a quello della popolazione generale tra gli uomini e addirittura quattro volte tra le donne. Numeri da brividi, che hanno origine proprio dalle dipendenze legate alla professione. «Secondo quanto registrato in Spagna, Paese molto simile a noi anche nel sistema sanitario, i medici che trovano rifugio nell’alcol, nelle droghe e nel gioco d’azzardo, sono circa il 12%. Di questi, l’8% ha problemi con l’alcol». A riferirlo all’agenzia Adnkronos è l’allergologa dell’ospedale Sant’Anna di Torino Paola Mora, responsabile del Centro studi Albert Schweitzer, che ha organizzato un congresso nazionale sul tema dal titolo «Ardere, non bruciarsi», in programma sabato alle Molinette di Torino.