Numero 34 – Dicembre 2020
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A cura di Francesco Crestani
Associazione Cannabis Terapeutica
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Dolori femminili 1
Il dolore pelvico è molto frequente tra le donne: negli Stati Uniti ad esempio si calcola che ne soffrano il 15%. Un sondaggio anonimo presso un servizio di ginecologia americano è stato svolto tra donne che soffrivano di dolore pelvico, perineale, dolore durante i rapporti ed endometriosi. Secondo questo campione, almeno un quarto usava regolarmente cannabis come aggiunta alla terapia prescritta. Quasi tutte riferivano miglioramento dei sintomi, come il dolore, i crampi, gli spasmi muscolari, l’ansia, la depressione, i disturbi del sonno, la diminuzione della libido e l’irritabilità. Il 39% inoltre riferiva diminuzione delle visite mediche.
https://www.liebertpub.com/doi/10.1089/jwh.2020.8737
Dolori femminili 2
Questo studio riguarda invece il Canada, e ha dimostrato che dopo la legalizzazione della cannabis “ricreativa” il suo uso è aumentato tra le donne sofferenti di dolore pelvico. Inoltre le utilizzatrici di cannabis meno facilmente richiedevano oppioidi dopo la legalizzazione rispetto a prima della legalizzazione.
https://journals.lww.com/greenjournal/Abstract/2021/01000/Recreational_Cannabis_Use_Before_and_After.12.aspx
Quale cannabis nelle cure palliative?
La ricerca, svolta in Israele, mirava a valutare i risultati a breve termine (un mese di follow-up) dei tre principali tipi di cannabis: ad alto THC, ad alto CBD e mista. Sono stati studiati 108 pazienti con un questionario, e molti parametri miglioravano in maniera significativa , compresi l’intensità del dolore, il dolore sensoriale ed affettivo, la durata e la qualità del sonno, il “distress” da tumore. Vi era inoltre riduzione dell’uso di analgesici. Il miglioramento a quanto pare avveniva in poco tempo. Non vi erano effetti collaterali seri. In maniera inaspettata, a detta degli autori, i risultati erano simili tra strain a CBD dominante e a THC dominante. La forma a THC dominante mostrava superiorità solo per quanto riguardava la durata del sonno. Per tale motivo gli autori cautamente raccomandano di usare cannabis ad alto CBD.
https://www.mdpi.com/1424-8247/13/12/435
Emicrania
Questo sondaggio è stato svolto negli USA, negli stati ove la cannabis è legale. Hanno risposto 589 utilizzatori di cannabis, e di questi , 161, il 27,3%, erano emicranici. Il 76,4% di questi ammetteva di usare cannabis per la loro cefalea. Quelli che usavano la cannabis riferivano che avevano più dolore rispetto ai non utilizzatori.
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0965229920318860?via%3Dihub
Ansia trattata con CBD: caso clinico
Il caso clinico riguarda un ragazzo di venti anni con disordine da ansia sociale grave, accompagnata da depressioe, insonnia e sintomi psicotici. A nulla era valsa la psicoterapia e un farmaco specifico. L’aggiunta di CBD in dosi tra 200 e 800 mg al dì per sei mesi invece aveva ridotto i sintomi, come confermato da esami clinici e strumentali.
https://casereports.bmj.com/content/13/10/e235307
Cirrosi
La cirrosi è una malattia degenerativa del fegato, in alcuni casi a causa sconosciuta, in altri dovuta a virus (epatite virale), alcool o altre fattori. Lo studio di popolazione faceva raffronto dei dati clinici dei pazienti cirrotici americani prima e dopo la legalizzazione in Colorado e Washington. Ne risulta che i pazienti utilizzatori dopo la legalizzazione avevano meno ospedalizzazioni correlate alla sindrome epato-renale e all’ascite (complicanze della cirrosi). Inoltre i loro ricoveri erano più brevi, i costi delle cure erano ridotti così come la mortalità.
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1665268120302052?via%3Dihub
Prospettive cliniche, con un caso di dolore
Un articolo sull’Internal Meicine Journal pone la domanda: “Cannabis: ci sono benefici?”. Si tratta di una rassegna sugli usi possibili, pubblicata nella sezione Prospettive Cliniche. Gli autori concludono che la cannabis medica ha dimostrato benefici clinici e fornisce un’altra opzione clinica alla farmacopea medica. Come esempio riporta il caso clinico di un settantasettenne veterano delle forze armate con dolore cronico a collo, schiena e braccia in seguito a un lancio da un elicottero durante la guerra del Vietnam nel 1968. Era stato operato varie volte negli ultimi dieci anni, compresi una fusione delle vertebre cervicali e varie laminectomie (cioè altri importanti interventi neurochirurgici sulle vertebre). Inoltre aveva avuto uno stent alle carotidi e un bypass aortico. Gli era stato diagnosticato il disturbo da stress post traumatico e il suo sonno era severamente disturbato da ricordi ed incubi. Era stato visto da svariati specialisti e aveva subito diverse iniezioni sulle radici nervose e criorizotomie (altra procedura invasiva). Il dolore non era adeguatamente controllato da oppiacei, antidepressivi e pregabalin. Alla fine gli venne prescritta cannabis, 0,7 ml corrispondenti a 7 mg THC e 7 di CBD, e dopo sei mesi non aveva più dolore neuropatico, aveva smesso gli oppiacei e altri analgesici compresi tapentadolo, amitriptilina e pregabalin. Non vi erano effetti collaterali e l’insonnia era migliorata enormemente.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33215831/
Sopravvissuti al cancro
Più di 45.000 pazienti usano cannabis medica in Israele, il 25% di questi hanno un tumore. Lo scopo di questo studio era di determinare le motivazioni all’uso nei sopravvissuti al cancro, e il pattern di utilizzo. Si trattava cioè di persone che non avevano malattia attiva e non erano sottoposti a terapia antitumorale. Il sondaggio ha riguardato 190 persone, che consumavano una media di 42.4 grammi al mese, soprattutto per fumo. Il 95,8 % riferiva che non consumava regolarmente cannabis prima della diagnosi di tumore. I sintomi più comuni per i quali veniva usata erano il dolore (88,9%), i disordini del sonno (75,8%), e l’ansia (41,6%). Il 10,5% riferiva effetti collaterali medi.
https://reader.elsevier.com/reader/sd/pii/S0965229920318598
Tumori femminili
Questo sondaggio invece è stato svolto negli USA su donne affette da tumori maligni ginecologici. 31 donne del Connecticut afferenti a un singolo istituto hanno risposto a un questionario di 43 domande. L’83% riferiva benefici dal tumore o dai sintomi correlati alle terapi antitumorali, inclusi la riduzione dell’appetito, l’insonnia, la neuropatia, l’ansia, la nausea, il dolore articolare, il dolore osseo, il dolore addominale e la depressione. L’80% riferiva che la cannabis funzionava allo stesso modo o meglio dei farmaci tradizionali, e l’83% riportava che gli effetti collaterali erano equivalenti o minori, Tra quelle che la usavano per il dolore, il 63% riferiva riduzione dell’uso di oppiacei. Le pazienti non riferivano il bisogno di dover aumentare le dosi per mantenere stabili le risposte terapeutiche, e molte non avevano mai usato la cannabis in precedenza.
https://reader.elsevier.com/reader/sd/pii/S0965229920318598