Numero 29 – Luglio 2020
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A cura di Francesco Crestani
Associazione Cannabis Terapeutica
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Un inalatore per dosare al meglio
Una posologia sicura non è sempre facile con la cannabis, e questo è uno dei motivi che rende i medici riluttanti all’uso. Per tale motivo è stato testato un inalatore che permette di somministrare dosi basse e precise di THC. In un test in doppio cieco contro placebo si è potuta ottenere la riduzione di dolore neuropatico e di dolore nella sindrome dolorosa “complex-regional pain syndrome” con dosi ridotte di THC, con effetti collaterali modesti e auto-risolventesi e senza riduzione delle facoltà cognitive.
https://onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1002/ejp.1605
Emicrania
Al congresso “virtuale” della American Headache Society è stato presentato un lavoro svolto su 48 pazienti con emicrania, ai quali è stata consigliata la cannabis terapeutica. Un sondaggio ha dimostrato una soddisfazione generale, un uso più frequente come farmaco per l’attacco che non come preventivo, e più di due terzi usavano l’inalazione piuttosto che la forma orale. Il 50% usava “strain” con THC dominante. Gli effetti collaterali erano bocca secca, occhi rossi, fatica e aumento dell’appetito. Vi era inoltre miglioramento del sonno e dell’ansia. In una scala da zero a dieci, la media di utilità riferita era di 5,9, ma il 17,9% dei pazienti dava un voto di 10.
https://www.medscape.com/viewarticle/933011
Canada: sempre più usata per il dolore articolare
Questo studio invece viene dal convegno “virtuale” dell’accademia Americana di Chirurgia Ortopedica. Un paziente su cinque tra coloro che si rivolgono a un ortopedico per dolore cronico muscoloscheletrico usa la cannabis come terapia. Nove su dieci rifericono che è efficace nel ridurre il dolore, e quattro su dieci affermano che ha permesso di diminuire la dipendenza da altri farmaci analgesici. Quasi sei su dieci dicono che la cannabis è più efficace degli altri farmaci. I pazienti che usavano la cannabis in genere avevano dolore in un numero di sedi maggiori del corpo, una storia di maggior numero di visite, una condizione di maggior cronicità e di maggior uso di farmaci. (erano quindi pazienti più “difficili”). Il cannabinoide più utilizzato era il CBD, e solo un quarto riferiva di usare prodotti con THC. Solo un quarto dei pazienti inoltre ne aveva parlato col curante.
https://www.webmd.com/arthritis/news/20200528/more-turn-to-medical-marijuana-for-arthritis-pain
Dolore e qualità della vita
751 pazienti con dolore cronico afferenti a una clinica specializzata in cannabis medica sono stati seguiti per un anno. Vi era miglioramento significativo del dolore a un mese, e il miglioramento era mantenuto dopo 12 mesi. Vi era inoltre miglioramento della salute fisica e mentale a partire da tre mesi di terapia. Era osservata anche riduzione di mal di testa, fatica, ansia e nausea. Nei pazienti che riferivano uso di oppiacei al tempo base, c’era una riduzione significativa del loro uso.
https://academic.oup.com/painmedicine/article-abstract/doi/10.1093/pm/pnaa163/5859722
Sollievo immediato dalla depressione
Sono stati studiati 1819 pazienti con depressione, che avevano completato 5876 sessioni di autosomministrazione di cannabis e che utilizzavano una apposita app per misurare i loro sintomi. In media, il 95,8 degli utilizzatori sperimentava una riduzione dei sintomi con una media di riduzione dell’intensità di 3,76 su una scala da zero a dieci. Il THC era il cannabinoide più correlato alla riduzione dei sintomi, mentre generalmente non lo era il CBD. La cannabis era associata ad alcuni effetti collaterali negativi che corrispondevano ad aumento della depressione in più del 20% dei pazienti (come ad esempio sentirsi senza motivazioni), ma nel 64% c’erano effetti collaterali positivi, come sentirsi felice, ottimista, in pace o rilassato. Gli autori concludono che, almeno a breve termine, la vasta maggioranza dei pazienti che usano cannabis sperimentano effetti antidepressivi.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7309674/
Crisi ipertensive in lesione del midollo: caso clinico
Una complicanza delle lesioni del midollo spinale è rappresentata dalla alterazione dei riflessi del sistema nervoso autonomo: gli stimoli come dolore e spasmi viscerali scatenano crisi di aumento della pressione arteriosa. Ricercatori inglesi hanno studiato un uomo di 41 anni mieloleso che usava da dieci anni cannabis per autogestire la propria pressione, e hanno visto che la pressione era più stabile nei giorni in cui usava la cannabis, mentre nei giorni senza vi era maggior instabilità pressoria.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32539443/
E per finire, un po’ di sesso
Un sondaggio su 325 uomini ha esplorato la relazione fra l’uso di cannabis e la loro funzione sessuale. E’ stato utilizzato l’Indice Internazionale di Funzione Erettile; coloro che usavano la cannabis avevano un indice più alto.
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2050116120300787