Numero 40 – Luglio 2021
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A cura di Francesco Crestani
Associazione Cannabis Terapeutica
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Bambini con cancro ed epilessia: che ne pensano i familiari
Lo studio ha voluto esplorare le esperienze dei familiari di bambini canadesi con gravi patologie (cancro, epilessia) trattati con cannabis medica. Ci si è avvalsi di interviste semistrutturate rivolte a nove mamme e a una coppia. Sono emersi cinque temi maggiori: 1)la cannabis come ultima risorsa, i genitori cercavano la cannabis per disperazione e responsabilità nei confronti del loro bambino [Es. Come genitori di un bambino in fase terminale, ci siamo focalizzati sulla qualità della vita/cosa abbiamo da perdere?… non può che andare meglio..]. 2) i genitori non disponevano di risorse da parte degli operatori sanitari e cercavano supporto dai social media, dall’industria e da altre famiglie [Es. Ho avuto tutte le informazioni dagli amici, qualche volta da Facebook/So che al dottore non piace quello che do a mia figlia…]. 3) La cannabis come medicina ambigua: la cannabis era vista sia come un farmaco importante che i medici dovrebbero prescrivere sia come un prodotto sanitario alternativo naturale, sicuro da utilizzare da soli [Es. La cannabis è più naturale/Nostro figlio è un caso complesso…ha bisogno di veri farmaci (riferendosi alla cannabis)…]. 4) Effetti percepiti: i genitori hanno percepito benefici medici con poche preoccupazioni sugli effetti avversi [Es. C’erano 50-80 crisi convulsive al giorno…adesso una alla settimana/il suo umore è molto migliorato. Il suo appetito è migliorato, la nausea va bene…]. 5) Sfide legali e finanziarie: i genitori erano disposti a ottenere la cannabis nonostante i costi elevati e la legalità incerta [Es. Sono una mamma single ed è una spesa enorme alla fine del mese, ma lo faccio per salvare la vita di mio figlio/ci costa 318 dollari al mese…dovremmo raddoppiare la dose ma ci costerebbe 650 dollari…] .
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC8177908/
Restiamo in Canada
Uno studio osservazionale di due anni eseguito nel Quebec su 585 pazienti ha dimostrato miglioramenti nel dolore, stanchezza, sonnolenza, ansia e benessere. I pazienti autorizzati all’uso di cannabis a dominanza THC esibivano meno miglioramenti nell’ansia e nel benessere rispetto a quelli con cannabis a CBD o a parità di THC e CBD.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33998902/
Sempre in Canada, meno ospedalizzazioni tra i giovani maschi
Si teme che l’uso di cannabis influisca negativamente su gruppi vulnerabili come i giovani; tuttavia, la relazione tra l’uso di cannabis e l’utilizzo dell’assistenza sanitaria non è stata ben caratterizzata in questa popolazione. Per questo è stata valutata l’associazione tra l’uso quotidiano di cannabis e il ricovero in ospedale in una coorte di giovani. I dati sono stati raccolti a Vancouver, Canada, da settembre 2005 a maggio 2015. I partecipanti sono stati intervistati semestralmente; è stato incluso un totale di 1216 partecipanti (31,2% di sesso femminile) e 373 (30,7%) di individui hanno riportato il ricovero in ospedale ad un certo punto durante il periodo di studio. L’uso quotidiano di cannabis non era significativamente associato al ricovero, anzi l’uso di cannabis è stato associato a una diminuzione delle probabilità di ospedalizzazione tra i maschi, ma non era significativamente associato all’ospedalizzazione tra le femmine.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34001159/
Uno studio mediante una app
Gli studi clinici rimangono il gold standard per valutare l’efficacia, ma c’è un crescente interesse nell’utilizzo di prove del mondo reale per informare il processo decisionale. Gli obiettivi di questo studio osservazionale erano descrivere i modelli di consumo di cannabis medica, i cambiamenti associati nella gravità dei sintomi nel tempo e valutare il cambiamento nella dose di cannabis nel tempo per i sintomi correlati al dolore. I dati sono stati raccolti dall’applicazione Strainprint. Un totale di 629 partecipanti ha registrato dati tra maggio 2017 e agosto 2019. Un totale di 65 sintomi sono stati raggruppati come dolore, salute mentale, sintomi fisici, convulsioni, mal di testa/emicrania e altro. I prodotti a predominanza THC sono stati consumati più frequentemente per i sintomi di dolore e sonno, mentre i prodotti a predominanza CBD sono stati consumati più frequentemente per ansia e depressione. I partecipanti maschi e femmine hanno dimostrato differenze significative nel tipo di cannabis che consumavano. Le femmine consumano più frequentemente prodotti a prevalenza di CBD e i maschi consumano più frequentemente prodotti bilanciati (THC:CBD). L’uso di olio era più importante tra le donne, mentre lo svapo era più comune tra i maschi. I prodotti a predominanza CBD erano più comuni tra i partecipanti più giovani, <31 anni, i prodotti a predominanza THC erano più comuni nella categoria 31-39 anni e i prodotti bilanciati (THC:CBD) erano comuni tra i partecipanti più anziani >41 anni. I prodotti a dominanza THC hanno dimostrato una relazione significativa tra dose e riduzione dei sintomi nel tempo.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33999649/
Cure palliative
Secondo uno studio svolto in Illinois su 342 pazienti terminali, l’uso di cannabis medica può operare come alternativa a forme di assistenza di supporto come hospice e palliazione.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34002633/
Dolore cronico non maligno
Da Israele arriva uno studio sul dolore cronico non da cancro; i dati sono stati raccolti prima dell’inizio del trattamento, a un mese e a dodici mesi. Gli strain ad alto THC e ad alto CBD si sono dimostrati ugualmente efficaci nel ridurre il dolore.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34000362/
Pancreatite: studio di popolazione
Sono stati confrontati i dati ottenuti da due stati (Colorado e Washington) prima e dopo la legalizzazione con quelli di due stati (Arizona e Florida) non legalizzatori. L’uso di cannabis è aumentato in tutti gli stati. Negli stati che hanno avuto la legalizzazione vi erano state minori spese per pancreatite acuta e per pancreatite acuta severa, nonché periodi di ospedalizzazione più brevi per queste patologie. Le conclusioni degli autori sono che gli utilizzatori di cannabis hanno minori costi di ospedalizzazione e ricoveri più brevi in caso di pancreatite.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34016899/
Altro studio di popolazione: la bronco-pneumopatia cronica
La broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) è la quarta causa di mortalità negli Stati Uniti. In questo studio retrospettivo sono stati studiati l’associazione dell’uso di cannabis con esiti importanti nei ricoveri per BPCO. I dati di un campione nazionale di ricoverati (NIS) sono stati analizzati dal 2005 al 2014. L’uso di cannabis era associato a minori probabilità di mortalità in ospedale e polmonite tra i ricoveri per BPCO. Con l’uso di cannabis si avevano anche minori probabilità di sepsi e insufficienza respiratoria acuta, ma questi risultati non erano statisticamente significativi. In conclusione, tra i pazienti ospedalizzati con diagnosi di BPCO, i consumatori di cannabis avevano probabilità più basse statisticamente significative di mortalità in ospedale e polmonite rispetto ai non consumatori di cannabis.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33998884/
Nuova possibile indicazione: le ulcere alle gambe
Le ulcere venose degli arti inferiori sono lesioni molto frequenti che rimangono difficili da guarire nonostante l’uso di terapie compressive. È stata studiata una moltitudine di trattamenti adiuvanti, ma nessuno ha dimostrato un’efficacia sufficiente per ottenere l’adozione nelle linee guida del trattamento. I farmaci topici a base di cannabis rappresentano un nuovo paradigma di trattamento per le ulcere venose delle gambe in termini di promozione della chiusura della ferita. Quattordici pazienti complessi con sedici ulcere alle gambe recalcitranti sono stati trattati con farmaci topici a base di cannabis in combinazione con bendaggi compressivi, ogni due giorni, sia sul letto della ferita che sui tessuti perilesionali. Il gruppo aveva un’età media di 75,8 anni e si trattava di pazienti clinicamente complessi, affetti da varie patologie. La chiusura completa della ferita è stata ottenuta in 11 pazienti (79%) e 13 ferite (81%) entro una media di 34 giorni. Tutti e tre i pazienti rimanenti hanno mostrato tendenze di guarigione progressiva ma sono stati persi al follow-up. I trattamenti sono stati ben tollerati e non si sono verificate reazioni avverse significative. La rapida chiusura della ferita di ulcere venose delle gambe precedentemente non cicatrizzanti tra i pazienti anziani e altamente complessi suggerisce che i medicinali topici a base di cannabis possono diventare adiuvanti efficaci in combinazione con la terapia compressiva.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34013652/
Pattern di uso negli anziani
Il consumo di cannabis è aumentato tra gli anziani. Pochi studi epidemiologici hanno esaminato le malattie, le vie di somministrazione della cannabis e i metodi di consumo tra gli anziani e in che modo differiscono dai giovani adulti. Per questo sono stati analizzati i dati delle fatture sugli acquisti di prodotti a base di cannabis da un grande dispensario di cannabis medica nello Stato di New York tra il 1 gennaio 2016 e il 31 dicembre 2017. I dati provenivano da n =11.590 pazienti stratificati per età 18-49 ( n = 4.606) , 50-64 ( n =3.993) e ≥65 anni ( n=2.991. Tra i pazienti con cannabis, il 25,8% aveva un’età ≥65 anni e il 34,5% aveva un’età compresa tra 50 e 64 anni. In tutti i gruppi di età, il dolore grave o cronico era il sintomo predominante per l’uso di cannabis, sebbene i pazienti più anziani avessero maggiori probabilità di usare cannabis per il cancro e il morbo di Parkinson, tra le altre condizioni. Gli anziani avevano maggiori probabilità di usare la tintura sublinguale rispetto ad altri metodi di consumo, di utilizzare prodotti con un rapporto THC:CBD inferiore e di iniziare il trattamento con cannabis con un THC inferiore e una dose di CBD più elevata rispetto ai gruppi di età più giovani. Tuttavia, tutti i gruppi di età hanno dimostrato un aumento simile nel dosaggio di THC nel tempo. L’analisi delle fatture di cannabis medica da un dispensario nello Stato di New York ha mostrato che, sebbene ci siano somiglianze nei modelli di consumo di cannabis in tutti i gruppi, ci sono caratteristiche chiave uniche per l’anziano consumatore di cannabis medica.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33998868/
Stress post-traumatico
Questo studio prospettico ha valutato i sintomi del disturbo da stress post-traumatico ogni 3 mesi nel corso di un anno in due campioni di partecipanti con diagnosi di disturbo da stress post-traumatico: (1) quelli con disturbo da stress post-traumatico che usano cannabis ottenuta da dispensari (consumatori di cannabis) e (2) quelli con PTSD, che non fanno uso di cannabis (controlli). Nello studio sono stati arruolati un totale di 150 partecipanti. Nel corso di 1 anno, i consumatori di cannabis hanno riportato una maggiore diminuzione della gravità dei sintomi di disturbo da stress post-traumatico nel tempo rispetto ai controlli. I partecipanti che hanno usato cannabis avevano una probabilità 2,57 volte maggiore di non soddisfare più i criteri del DSM-5 per il disturbo da stress post-traumatico alla fine del periodo di osservazione dello studio rispetto ai partecipanti che non facevano uso di cannabis. Questo studio fornisce la prova che i tipi di cannabis disponibili nei dispensari di cannabis ricreativi e medici potrebbero essere promettenti come trattamento alternativo per il disturbo da stress post-traumatico.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33998874/
Epilessia tipo Lennox-Gastaut
L’analisi di due studi randomizzati controllati sull’epilessia pediatrica tipo Lennox-Gastaut ha dimostrato che l’effetto del trattamento del CBD può verificarsi entro 1 settimana dall’inizio della terapia. Sebbene gli AE siano durati più a lungo per il CBD rispetto al placebo, la maggior parte si è risolta entro il periodo di 14 settimane.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33797076/
Una ragazza incinta con linfoma di Hodgkin
Il caso clinico è descritto da autori rumeni. A una ragazza venne diagnosticato nel 2009 un linfoma di Hodgkin, una forma di tumore, e venne quindi sottoposta a chemio e radioterapia. Alla fine della terapia la remissione era incompleta, persisteva una lesione di 2 cm al torace, ma la paziente rifiutava altre terapie. Nel 2014 la ragazza restò incinta, e il tumore si accrebbe, ma la paziente rifiutò terapie oncologiche. La gravidanza comunque si concluse bene, con un cesareo nacque un bimbo di due chili e mezzo. Lo stesso anno la donna restò ancora incinta; il team di medici che la seguiva consigliò l’interruzione di gravidanza, a causa dei rischi per la mamma, ma la ragazza rifiutò. La malattia progredì ulteriormente, con numerose complicanze: tosse sanguinolenta, difficoltà respiratorie e terribile dolore toracico che richiedeva forti dosi di farmaci analgesici. La paziente decise alla ventiseiesima settimana di usare olio topico di cannabis sulla zona toracica dolente e olio di cannabis per bocca. Questo ridusse in maniera significativa il dolore, migliorò la qualità della vita e ridusse le dimensioni della lesione da 15/13 cm a 8,3 cm. Il suo stato peggiorò al terzo trimestre, ma fu in grado di portare a termine la gravidanza. Con un cesareo nacque un bimbo, che nelle prime 24 ebbe sintomi di astinenza, essendo la madre in trattamento con cannabis e oppiacei. Il neonato fu poi operato d’urgenza per un problema intestinale, ma poi non ebbe più problemi. La malattia della madre invece progredì ulteriormente. Gli autori concludono confermando i positivi effetti della cannabis sui sintomi, in particolare benessere, appetito e dolore. Inoltre il caso supporta un effetto diretto antitumorale della cannabis.
https://www.jbuon.com/archive/26-1-11.pdf
Col CBD meno assunzione di alcool
In questo studio osservazionale naturalistico, 120 adulti che consumano cannabis e alcol sono stati assegnati all’uso di uno dei tre ceppi di cannabis legali del mercato (prevalentemente THC, prevalentemente CBD e CBD + THC) ad libitum per 5 giorni. Il gruppo CBD ha bevuto meno drink al giorno ), ha avuto meno giorni di consumo di alcol e meno giorni di consumo di alcol e cannabis rispetto agli altri gruppi. Non sono emerse differenze tra il gruppo THC e il gruppo CBD + THC. Ciò suggerisce che il CBD potrebbe essere associato a una riduzione del consumo di alcol.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33764086/