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Tempo di lettura: 3 minutiLa questione cannabis è fuori dal contratto di governo fra Lega e M5S, ma non per questo si può essere tranquilli che non sarà oggetto di azione governativa, magari solo sul terreno della propaganda. La legalizzazione rimarrà bloccata, almeno finché reggerà il patto fra Lega e M5S. Il Ministro degli Interni però ha un ruolo strategico rispetto al sistema repressivo e le sue dichiarazioni, in tandem con quelle del Ministro Lorenzo Fontana, destano preoccupazione. Come inquieta che la relazione al Parlamento sia tuttora desaparecida, nonostante Fontana citi dati contraddittori su Facebook invece di renderla pubblica.
La cannabis terapeutica sembra il fronte meno presidiato dall’alleato di minoranza ma che oggi guida politicamente il Governo. Del resto gli argomenti ideologici sono meno efficaci di fronte alla malattia, e la legislazione vigente già permette innovazioni importanti. Continuano purtroppo le difficoltà di approvvigionamento per i pazienti, ma non abbiamo sinora saputo nulla rispetto all’uso dei fondi per l’implementazione delle nuove serre a Firenze (c. 1 Art. 18 quater, Legge 4 dicembre 2017, n. 172) e alle autorizzazioni alla coltivazione a soggetti terzi (c. 3). Nulla sappiamo poi dell’aggiornamento del personale medico (c.4) e della presa in carico al Servizio Sanitario Nazionale delle prescrizioni di cannabis su tutto il territorio italiano (c. 6). I primi atti della Ministra Grillo sono però positivi. Prima ha spostato per decreto la cannabis nei farmaci a prescrizione semplificata per la terapia del dolore (dando un importante segnale politico, anche se senza effetti pratici) e poi ha richiesto una importazione straordinaria di farmaci. Non sappiamo se e come tale richiesta verrà realizzata, ma va dato atto un cambio di passo deciso rispetto al boicottaggio della gestione precedente. Altro segnale interessante è la visita all’istituto Farmaceutico Militare di Firenze, dove viene prodotta la cannabis italiana, l’incontro con alcuni pazienti e l’annuncio di una “partnership pubblico-privata” per l’aumento della produzione nazionale di cannabis terapeutica. Pare ormai evidente a tutti che il fabbisogno italiano, ormai da misurarsi in termini di tonnellate e non più di kg, non può più dipendere dalle importazioni dall’estero.
Il fronte della cannabis light pare invece essere quello dove le tensioni fra i due alleati produrranno una vera e propria guerra, non sappiamo se calda o fredda. Il Ministro Fontana, pur stoppato dalla Ministra Grillo, non perde occasione per lanciare messaggi alla filiera della cannabis industriale. Fra bizzarri pareri del Consiglio Superiore di Sanità e una lettera allarmistica dell’ex Capo Dipartimento Antidroga Serpelloni, il ministro in un suo recente post su facebook ha annunciato di aver chiesto un approfondimento legale sulla liceità della vendita di infiorescenze di canapa. Un po’ come chiedere un approfondimento sulla legalità della camomilla. Le infiorescenze, senza THC, in Italia vengono commercializzate da anni. Ma il loro attuale boom rende evidente il processo di normalizzazione dell’uso di cannabis. E dietro le annunciate crociate forse ci sono anche gli interessi di chi non vuole essere estromesso dal business. Così l’obiettivo nascosto potrebbe essere quello di sottrarre al circuito dei canapai la distribuzione e vendita, per affidarla a più consolidate e introdotte lobby. Del resto, esistessero ancora, le “Drogherie” sarebbero chiuse per il messaggio equivoco dell’insegna.
Il nono Libro Bianco presentato il 26 giugno ha confermato gli effetti pesanti sul carcere e l’aumento della repressione contro i consumatori di cannabis. Il M5S che ha la responsabilità del ministero della Giustizia dovrebbe essere preoccupato da questa deriva.