Ora che il Collegio di cinque Giudici della Grande Chambre di Strasburgo ha dichiarato inammissibile il ricorso proposto dall’Italia avverso la sentenza Torregiani ed altri, è utile interrogarsi su ciò che potrebbe e dovrebbe accadere nel nostro Paese, tenuto conto di quanto già affermato dalla Corte, che… “si rallegra dei passi compiuti dalle autorità nazionali, e non può che incoraggiare lo Stato italiano a proseguire i suoi sforzi”; del resto, l’Italia non si era opposta alla pronuncia dell’adozione della sentenza pilota, in forza del riconosciuto carattere strutturale e sistemico del sovraffollamento carcerario.
Sarebbe stato utile e giusto riconoscere l’importanza della sentenza, e provvedere ai remedies da adottare per assolvere all’obbligo giuridico, ma invece si è perso altro tempo.
Nel mentre, qualcosa si muove fuori dai palazzi della Politica.
Due Uffici di Sorveglianza (Venezia e Milano) hanno sollevato la questione di costituzionalità dell’art.147 del codice penale, nella parte in cui non prevede il rinvio dell’esecuzione della pena quando quest’ultima debba avvenire in condizioni contrarie al principio di umanità, in ragione del sovraffollamento carcerario.
La Corte di Appello di Roma, il Tribunale di Viterbo e la terza sezione penale della Corte di Cassazione hanno sollevato questione di costituzionalità della Legge Fini Giovanardi, la principale fonte di incarcerazione nel nostro Paese.
Soprattutto, mentre la Commissione giustizia della Camera esamina la proposta di legge in materia di pene detentive non carcerarie e di messa alla prova, che pur con il lodevole fine di indicare più moderne ed utili risposte sanzionatorie, alternative al carcere, non incide sull’overcrowding, essendo riferita ai soli reati puniti con pena (edittale, e non inflitta) non superiore nel massimo a 4 anni, è in corso nel Paese la raccolta delle firme per tre proposte di legge di iniziativa popolare.
Un cartello di associazioni, che cresce giorno per giorno, propone di prevedere il reato di tortura nel codice penale, di istituire il Garante nazionale delle persone private della libertà personale, di introdurre il principio delle cosiddette “liste di attesa”, una sorta cioè di numero chiuso per il carcre (trasparente strumento di assunzione di responsabilità statuale), di modificare le disposizioni in materia di recidiva, di custodia cautelare in carcere, di ordinamento penitenziario e di sostanze stupefacenti.
Servono almeno 50.000 firme, serve l’aiuto di tutti.
Spetterà al Comitato dei Ministri, cui il regolamento della Corte assegna priorità di compiti in caso di sentenze pilota, sorvegliare sul rispetto della pronuncia di Strasburgo; il Parlamento italiano, con la Legge n.12/2006, ha da tempo adottato disposizioni in materia di esecuzione delle pronunce della Corte, per favorire l’attuazione delle sentenze emesse con sentenza pilota.
Spetta a noi fare in modo che questo Paese possa liberarsi dal profondo senso di vergogna che ci umilia in Europa e nel mondo, e soprattutto restituire dignità a chi l’ha persa da tempo.
L’art. 46 CEDU pone a carico di tutti gli organi dello Stato (esecutivo, legislativo e giudiziario) la responsabilità, ciascuno per la sua parte, di adottare misure necessarie per conformarsi alla sentenza emessa.
Una sentenza pilota non porta a un pilota automatico, e i richiami europei non possono valere solo in materia di bilancio; il tema dei diritti sta tutto dentro un percorso di sviluppo di un Paese, ed è nostro impegno e dovere promuoverli e tutelarli.
Avv. Michele Passione
componente dell’Osservatorio Carcere dell’Unione Camere Penali