«Le Nazioni Unite, la comunità internazionale, gli Stati Membri hanno la responsabilità storica di invertire la devastazione causata da decenni di “guerra alla droga” globale. Esortiamo gli Stati Membri e le agenzie ONU a fondare le loro politiche di droga […] sui diritti umani».
E’ questa la raccomandazione di una storica dichiarazione del gruppo di esperti del Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU presentata da Marco Perduca su questa rubrica lo scorso 10 agosto, una delle più recenti manifestazioni di una progressiva quanto fragile rivoluzione nell’approccio alle droghe.
Il tema delle politiche sulle droghe è delicato, complesso e contrassegnato da retoriche cieche alle evidenze scientifiche. Per questo è fondamentale una nuova risorsa, la prima in Italia, che offre una guida al tema dei diritti: “Droghe e Diritti Umani: le politiche e le violazioni impunite” scritto da Susanna Ronconi e Sergio Segio per SocietàINformazione, con il sostegno di Fight Impunity, edito da Milieu.
Il volume ricostruisce le troppe violazioni causate da decenni di guerra alle droghe: dalla pena di morte per reati di droga, con oltre 4.000 vittime nell’ultimo decennio, alle esecuzioni extragiudiziali e i trattamenti forzati. Ma sono discussi anche abusi meno evidenti ma non meno gravi: l’assenza di servizi di riduzione del danno, la mancanza di farmaci palliativi, l’uso eccessivo del carcere – con 1 persona su 5 al mondo detenuta per reati di droga.
Emerge così come le violazioni e la violenza siano legate non tanto alle droghe, bensì alle politiche; che non sono conseguenze imprevedibili di leggi e pratiche, ma caratteristiche strutturali di approcci punitivi.
Il volume va nel profondo di cause, attori, e sviluppi politici, soprattutto internazionali; denuncia le responsabilità della governance globale, particolarmente dell’Agenzia ONU sulle droghe e il crimine (UNODC), nel “privilegiare il linguaggio e le strategie basate sulla repressione”, nel santificare un approccio punitivo figlio dell’ideologia.
Un tema centrale è la tradizionale separazione tra il ‘mondo’ dei diritti umani e quello delle droghe. Un muro che inizia a sgretolarsi solo recentemente, arrivando dopo un lungo silenzio (e pur tra forti resistenze) a maggiori sensibilità, e a posizioni prima impensabili su temi critici come la decriminalizzazione, raccomandata oggi da diversi attori ONU.
In questo processo è impossibile non citare il ruolo della società civile, incluse le associazioni dei consumatori, nell’imporre un cambio di prospettiva verso le persone che usano droghe non come criminali, ma appunto come persone, con diritti e dignità; troppo spesso vittime di una guerra di stato che più che i narcotrafficanti (che dalla guerra traggono enormi profitti) colpisce i più vulnerabili tra chi di droghe fa uso. Il volume ripercorre l’impegno della società civile a colmare il vuoto delle istituzioni e portare avanti un essenziale lavoro di documentazione, di denuncia degli abusi e degli “assordanti silenzi” di troppe autorità di fronte ai danni della guerra alla droga, e di promozione di strategie alternative più efficaci e umane.
Se il tema dei diritti è consolidato nelle discussioni internazionali, diversa è la pratica, dove gli approcci punitivi sono prevalenti, gli abusi sono la regola, e discriminazione e violenza scandiscono la vita dei consumatori anche nei paesi ritenuti più progressisti. Ciò dimostra che la decriminalizzazione è essenziale ma non sufficiente. Urgono politiche di legalizzazione tese non a eliminare le droghe (obiettivo dimostratosi irrealistico) ma a promuovere salute e diritti; accompagnate da un ripensamento strutturale, con i diritti, la dignità e l’empowerment come principi guida.
Giada Girelli è analista Senior Diritti Umani e Giustizia per Harm Reduction International.