E’ realistico pensare che la questione delle dipendenze e dei consumi di sostanze psicoattive non rientri nell’ “agenda” delle cose da fare dell’attuale governo. Un’eventuale modifica della legge Fini-Giovanardi, proprio per il dibattito fortemente ideologico e molto poco pragmatico che finirebbe per essere sollevato dalle forze politiche che l’hanno imposta nel decreto sulle Olimpiadi invernali del 2006, sarebbe ritenuta eccessivamente destabilizzante.
Ed anche rispetto all’assetto dei servizi, al superamento delle sue criticità e alle tante innovazioni possibili senza modifiche di legge, è difficile prevedere una qualche “discontinuità”, nel momento in cui è stato confermato, pur provvisoriamente, l’intero staff dirigenziale del Dipartimento antidroga.
Alcune recenti prese di posizione della delegazione italiana a Bruxelles nelle riunioni del Gruppo orizzontale di tutti gli Stati membri, coordinati dalla Commissione europea, non si discostano sostanzialmente dalla “linea-Giovanardi”, essendone stato ribadito il “manifesto ideologico” contro la riduzione del danno, cavallo di battaglia del precedente governo alle conferenze ONU, sia di New York che di Vienna.
In base a queste preoccupazioni, un gruppo di associazioni che lavorano con le persone dipendenti e si occupano di politica delle droghe (CNCA, Gruppo Abele, Forum droghe, Itaca, Antigone) hanno chiesto e recentemente ottenuto un incontro con il Ministro Andrea Riccardi, cui compete la delega del settore.
Messa da parte la possibilità di indire la Conferenza nazionale sulla droga, come previsto dalla scadenza triennale, il Ministro si è tuttavia dichiarato disponibile a partecipare ad un’iniziativa nazionale nel prossimo autunno, indetta dalle associazioni e dalle reti più significative che operano nel settore, insieme alle Regioni disponibili, con l’obiettivo di individuare le priorità condivise.
Nel frattempo ci si è trovati d’accordo sull’istituzione di un tavolo comune tra il Ministero della Cooperazione, della Giustizia e della Salute, allo scopo di mettere mano ad alcuni compiti urgentissimi: contenere i flussi d’entrata delle persone dipendenti e consumatrici di sostanze psicoattive nelle carceri sovraffollate.
E’ stato riproposto all’attenzione del Ministro un progetto (già presentato e conosciuto dal Dipartimento ma che non ha avuto corso col sottosegretario Giovanardi) per l’effettiva realizzazione delle misure alternative alla detenzione previste per i detenuti tossicodipendenti. Negli ultimi anni, le alternative al carcere hanno subito un drastico calo di applicazione, sia per le persone provenienti dalla libertà che dal carcere.
Lo stesso tavolo di coordinamento interministeriale avrebbe il compito di individuare le piccole modifiche legislative utili a modificare il flusso d’ingresso in carcere delle persone dipendenti, con positivi effetti sia sul contenimento del sovraffollamento, sia sull’immediato accesso ai percorsi di cura in comunità terapeutica o in progetti di riabilitazione territoriale.
Si è infine ribadito come le persone straniere, tossicodipendenti e alcoldipendenti, pur senza permesso di soggiorno, abbiano diritto, sulla base della stessa legge sull’immigrazione, a cure sanitarie “urgenti, essenziali, ancorché continuative”. Si chiede di applicare queste norme per non essere soggetti attivi di discriminazione.