Il peggio non è mai morto: questo antico detto era ormai diventato una battuta scherzosa, un ironico manierismo, ma provvede il triumvirato oggi al potere a restituirgli il suo significato letterale originario. Ovviamente non ci spetta di parlare in questa sede dei mirabilia politici e personali dei governanti attuali, ma della segnalazione alla Procura penale, da parte del Dipartimento Politiche Antidroga (DPA), di Beppe Grillo, per gli attacchi sul suo blog alla penalizzazione della cannabis. Grillo avrebbe cioè violato gli articoli di legge che puniscono il proselitismo e l’induzione all’uso di droghe (82 e 84 del T.U. 309/90).
Una rapida osservazione preliminare. Stante la palese inconsistenza e l’evidente finalità di propaganda e di intimidazione politica della segnalazione, il magistrato potrebbe farsi un’omerica risata e in scienza e coscienza archiviare la pratica per la delizia dei futuri studiosi. Ma ride bene chi ride ultimo; e coi tempi che corrono c’è poco da ridere.
Conoscendo gli orientamenti del DPA, i motivi addotti per la mossa repressiva non meravigliano più di tanto. Ma come, dicono: Grillo si scaglia contro la penalizzazione della cannabis quando è noto che questa è fortemente nociva, certamente psicopatogena, sicuro cavallo di Troia per le droghe più micidiali! E Grillo mentirebbe anche quando afferma che il consumatore è punito come un delinquente, mentre subisce “soltanto” sanzioni amministrative. Ora tutti sanno che, in primis, i vari corpi della nostra polizia giudiziaria spesso e volentieri scambiano un consumatore per spacciatore e lo sbattono in galera (il che accresce la loro “produttività”) – tecnicamente basta il passaggio di un paio di spinelli a un amico, con o senza rimborso della spesa sostenuta a monte con lo spacciatore vero; quanto a cosa significhi comunque il togliere la patente a un poveraccio che magari usa la macchina o il furgone per lavoro, è facile immaginare.
Circa le accuse di dolosa derubricazione della pericolosità della cannabis, se ne è parlato talmente tante volte su Fuoriluogo da rendere superflua una pur sintetica ricapitolazione. Ancora una volta il Dipartimento antidroga sceglie i risultati degli studi più fondamentalisti e meno metodologicamente affidabili, cestinando i più affidabili: cioè anche quelli che pur non negando – per esempio – una possibile psicopatogenicità della cannabis per alcuni soggetti, tuttavia avvertono che per diversi motivi (etici, metodologici…) non sono fattibili quelle ricerche che permetterebbero di scegliere tra diverse spiegazioni di un eventuale aumento di frequenza dei disturbi mentali tra i fumatori di spinelli. Per produrre un tale effetto basterebbe una frequenza di poco più elevata tra gli assuntori, rispetto alla media generale, di soggetti a rischio di futuri scompensi: cioè di portatori di una sofferenza (non ancora di rilevanza clinica) che potrebbe spingerli ad una automedicazione, piuttosto che all’esperienza edonica ricercata dalla maggioranza dei cosiddetti normali – e così si invertirebbe quel rapporto causa-effetto dato per certo dal DPA.
Ancora più inquietante è il dilagare della vocazione liberticida cui si ispirano atti come questo. Per una condanna penale infatti occorrono la certezza che un dato fatto costituisca reato, la certezza che la persona abbia commesso detto reato, infine la prova, a carico dell’accusa, del cosiddetto elemento soggettivo: cioè del fatto che la persona, consapevole che quanto si accinge a fare è reato, liberamente decide di farlo nel pieno possesso della sua capacità di intendere e di volere. Ogni pur minima eccezione a tale triplice regola, tre volte grossolanamente violata dalle accuse a Grillo, è una china scivolosa verso le lettres de cachet del Re Sole, verso le leggi speciali del ventennio e del terzo Reich, verso i metodi staliniani.
Ma facciamoci, amici e compagni, un’ultima risata, ripescando la battuta dell’insospettabile Gaetano Salvemini: “Se un amico mi confida che stanno per accusarmi del furto del duomo di Milano, prima che mi tolgano il passaporto scappo in Isvizzera”. Grillo avvisato mezzo salvato.