Uno degli aspetti più dibattuti del tema droghe è quello relativo alla guida in stato da alterazione da sostanze stupefacenti e l’eventuale correlazione con gli incidenti stradali. L’argomento è quanto mai delicato in quanto relativo ad episodi anche tragici, ma viene utilizzato come pretesto per sostenere la propaganda proibizionista ed anti storica della destra sul tema droghe senza nessuna attenzione particolare. Ne è riprova la proposta di revisione del Codice della Strada (Cds) dell’attuale ministro alle infrastrutture che vorrebbe imporre ai conducenti «in caso di positività alle droghe, a prescindere dallo stato di alterazione, la sospensione e revoca della patente con divieto di conseguirla fino a tre anni». Salvini vuole introdurre una presunzione di colpevolezza dei consumatori di sostanze, in un tentativo surrettizio di inasprimento della già severissima normativa sulle droghe.
Tanta enfasi non trova giustificazione nei numeri, né tanto meno in un vuoto normativo. L’art. 187 del Cds prevede già l’arresto fino ad un anno, l’ammenda fino a 6000 euro e la sospensione della patente, ed il Codice penale considera le aggravanti nel caso di omicidio stradale.
I numeri poi non permettono di annoverare il fenomeno fra le prime cause di incidenti stradali. I dati puntualmente anticipati dal Libro Bianco sono stati confermati dalla relazione del Governo depositata il 19 luglio scorso, e malgrado si sappia che “se torturi i dati abbastanza, alla fine confesseranno quello che vuoi” (D. Huff, 1954), è difficile mascherare in qualche modo il fallimento sociale della normativa sulle droghe. La Relazione al Parlamento riporta infatti che solo nell’1,6% degli incidenti del 2021 è stata rilevata l’alterazione dello stato psico-fisico per uso di stupefacenti di uno dei conducenti. Nella relazione di quest’anno vengono anche buttati lì i dati sulla positività nelle analisi tossicologiche su persone decedute per cause violente. Fra i 780 casi del 2022, 103 fanno riferimento a morti sulle strade. Questi, come sanno bene i tossicologi, non dicono molto sulla effettiva influenza che la sostanza può aver avuto nella dinamica dell’incidente, non solo perché incompleti e parziali (manca il numero totale dei test, e non tutte le vittime vi sono sottoposte), ma soprattutto perché le sostanze psicoattive rimangono presenti nei liquidi biologici per molto tempo dopo aver terminato l’effetto alterante. Non trova poi alcuna giustificazione la presenza dei dati relativi al totale degli omicidi colposi a seguito di incidente stradale, che è un dato generale e non circostanziato all’uso di sostanze.
Ieri l’ISTAT ha reso pubblici i dati del 2022 sull’incidentalità stradale. A fronte di un aumento degli incidenti rispetto all’anno precedente, che portano comunque il totale ad un livello inferiore a quello pre-pandemia, l’incidenza delle droghe pare diminuire. Secondo i report forniti da Carabinieri e Polizia, sui 56.284 incidenti con lesioni registrati (circa un terzo del totale) in soli 1.671 casi almeno un conducente (non sappiamo se quello che ha causato l’incidente) risulta positivo agli stupefacenti. Si tratta del 3% del totale, in calo sia rispetto al 2021 (3,2%) che al 2019 (3,4%). Per quello che riguarda i controlli su strada le sanzioni comminate ai sensi dell’art 187 sono leggermente aumentate da 4289 a 4607 (+6,9%) mentre quelle per art. 186 (alcol) addirittura del 21,5% – a fronte però di un aumento di tutte le sanzioni di oltre il 16%, di cui le violazioni del 187 rimangono lo 0,024%. Segno probabilmente anche di una maggiore intensificazione e profilazione dei controlli: la sola Polizia Stradale ha effettuato oltre il 27% di controlli in più nel 2022.
Insomma, niente di nuovo sotto il sole: i dati parlano chiaro – per quanto torturati – e per il momento la propaganda ha poco a cui appellarsi.
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