Il 10 luglio a Udine, nella Sala Aiace del Palazzo comunale si svolgerà un confronto sulla politica delle droghe e sulla urgenza di una riforma dopo la caduta della Fini-Giovanardi. La scelta della Società della Ragione e di tutte le associazioni che in questi anni hanno contrastato la svolta punitiva e proibizionista di trovarsi nella capitale del Friuli è legata alla volontà di festeggiare la piena assoluzione decisa il 13 maggio scorso dal Tribunale della città di Loris Fortuna per Filippo Giunta, l’organizzatore del festival di musica reggae SunSplash, accusato di agevolazione dell’uso di marijuana.
La vicenda giudiziaria durata cinque anni è stata accompagnata da una incessante iniziativa politica e culturale per mettere sul banco degli imputati la legge che era responsabile della persecuzione di decine di migliaia di consumatori, piccoli spacciatori e tossicodipendenti e quindi della crisi della giustizia e del sovraffollamento delle carceri. Va ricordato in particolare il fatto che la campagna per l’incostituzionalità della Fini-Giovanardi iniziò proprio da Udine con la relazione di Luigi Saraceni l’1 giugno 2012, due anni prima della pronuncia della Consulta avvenuta il 12 febbraio 2014. Il successo è avvenuto per via giudiziaria, la più alta possibile e indiscutibile. Ora le questioni sul tappeto sono diverse e interpellano direttamente la politica: la direzione del Dipartimento per le politiche antidroga, la convocazione della Conferenza governativa prevista per legge ogni tre anni e che ha un ritardo sostanzialmente di ben quindici, il carattere della partecipazione dell’Italia alla Sessione straordinaria dell’Onu sulle droghe che si terrà a New York nell’aprile 2016.
Questi temi sono stati posti il 24 giugno scorso con la presentazione in Parlamento del 6° Libro Bianco sugli effetti della legge sulle droghe dopo la Fini-Giovanardi.
I dati del 2014 parlano da soli. Sono crollati gli ingressi in carcere per violazione della legge antidroga, calano i detenuti per detenzione di sostanze stupefacenti e diminuiscono, anche se in dimensione più contenuta, gli ingressi di tossicodipendenti nei penitenziari. Infatti gli ingressi in carcere per violazione dell’art. 73 sono passati dalla punta di circa 28.000 unità (pari al 32%) negli anni dell’era di Giovanardi agli attuali 13.000 pari al 28%; le presenze in galera per lo stesso reato sono passate da 26.000 a 18.000 con una percentuale scesa dal 40% al 33%. I tossicodipendenti entrati in carcere sono passati da 27.000 a 13.000 e le presenze da 15.000 a 13.000 persone.
Insomma l’emergenza del sovraffollamento nelle carceri se si è ridotta trova la sua ragione nel ritorno alla legge Iervolino-Vassalli con la differenziazione di pena tra droghe pesanti e leggere e concretamente almeno 5.500 detenuti in meno sono determinati da questo fatto. D’altronde la persecuzione della canapa continua a fare la parte del leone nelle azioni di contrasto all’uso di droghe, infatti il 50% delle segnalazioni all’autorità giudiziaria è per detenzione di cannabis mentre le segnalazioni al prefetto per consumo di sostanze stupefacenti arrivano all’80% per i cannabinoidi.
A Udine discuteremo con Pien Metaal del TNI di Amsterdam del quadro internazionale e delle iniziative di mobilitazione verso Ungass 2016 e apriremo il confronto sulle proposte di legge per cambiare radicalmente la legge sulle droghe in Italia con una depenalizzazione completa del consumo con l’abrogazione delle sanzioni penali e amministrative, con misure alternative efficaci alla detenzione, con programmi di riduzione del danno, e per una regolamentazione della produzione, vendita e consumo della canapa. Il movimento è partito, la parola al Parlamento.