“Questo libro”, scrive l’intellettuale Goffredo Fofi nell’introduzione, “riguarda una droga, una famigerata leggera euforica aggregante e vituperata droga che si ricava da una pianta straordinaria e generosa”. Fofi parla della canapa-pianta e della canapa-droga (“leggera, la più leggera di tutte…”) e proprio “Canapa” s’intitola il libro che le edizioni Parole di cotone hanno da poco tradotto dall’inglese e che, nella versione originale, autore l’americano Jack Herer, s’intitolava The Emperor Wears No Clothes. Il punto è che il libro risale al 1985 e che – nonostante la meritevole iniziativa di Parole di cotone, che di solito stampa magliette di successo, ma che è già da un po’ che si è messa a fare libri – nel nostro Paese di disinformazione e soprattutto di ignoranza sul tema delle droghe ce n’è fin troppa, come dimostra un frusto dibattito politico che non riesce ad uscire dalle secche del proibizionismo sì/proibizionismo no.
Ecco perché un libro come questo – che provocatoriamente si chiede se sarà la canapa “a salvare il mondo” – è importante che sia stato tradotto, anche se in ritardo, in Italia ed ecco perché è utile anche sapere qualcosa in più sull’autore. Jack Herer è, da vent’anni, il leader incontestato del movimento a favore della legalizzazione della cannabis negli Stati Uniti e il presidente dell’HEMP (Hemp End Marijuana Prohibition), un uomo che, partito dalla più classica delle battaglie, per un antiproibizionista, quella per la legalizzazione della marijuana, man mano che studiava il problema e faceva avanzare le sue ricerche, scopriva che l’obiettivo del suo libro – presto diventato un vero e proprio bestseller – doveva spostarsi sull’importanza che la pianta della canapa ha avuto nella storia dell’uomo e della terra e sul folle progetto di politici e industriali che – a partire dagli Stati Uniti e dalle loro industrie negli anni Trenta – aveva ottenuto la messa al bando di questa pianta, ancora in grado, sostiene con documenti e analisi Herer, di “salvare il mondo”. “Carta, fibre tessili, alimenti, energia: oggi è possibile produrre questi elementi essenziali alla vita senza più inquinare l’ambiente, grazie alla Cannabis-canapa-marijuana”, scrive Herer, che ha addirittura lanciato una scommessa-sfida, con i suoi lettori: chiunque fosse in grado di confutare anche sola una delle sue tesi vincerà 10 mila dollari.
Il premio è ancora lì, nonostante le oltre 600 mila copie vendute negli Usa del libro e le oltre 200 mila vendute in Germania, grazie alla traduzione e all’integrazione del libro di Herer con alcuni capitoli sulla realtà di quel Paese che ne ha fatto Mathias Brockers, giornalista, scrittore e fondatore della “HanfHouse” (visitabile sul sito www.HanfHouse.de), un product-service per tutti gli interessati all’argomento della canapa. Che ci sono – o ci dovrebbero essere anche in Italia – anche se, come spiega bene Goffredo Fofi nell’introduzione, “il vero e proprio inno alla canapa che i due autori hanno lanciato mi sembra altamente condivisibile per raggiungere due scopi: ridare alla canapa il posto che deve essere suo nell’equilibrio del pianeta, in funzione sia economica che medica che ecologica, e inoltre togliere l’interdetto che pesa sulla canapa come materia prima di una droga leggera i cui danni sono minimi e inesistenti, se non se ne abusa, e minori di quelli del tabacco e dell’alcool”. E’ proprio il caso di dire “viva la canapa”, allora, e lottare per la sua diffusione – e dunque anche per la liberalizzazione della mariujana e dell’hashish, “droghe simpatiche e leggere, le meno droghe di tutte”, conclude Fofi. Forse la canapa non “salverà l’umanità”, come scrivono i due autori del libro, ma di sicuro è un polivalente e ricchissimo dono che la natura ci ha fatto, un dono che va difeso e – appunto – “coltivato”…