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“Mi sento di escludere che le lesioni riscontrate sulla regione occipitale della testa di Federico Aldrovandi possano essere riportate a cause di autolesionismo o a una caduta accidentale”. È con queste parole che il perito della parte offesa Lorenzo Varetto, dell’Istituto di medicina legale di Torino, ha espresso ieri pomeriggio in aula la sua divergenza con la perizia medicolegale Avato-Malaguti richiesta dal pm Nicola Proto. Secondo il patologo torinese infatti sia il tipo di lesioni che sono state osservate che la regione della testa in cui si trovavano lasciano pensare che sia stata un’azione violenta a causarle.

Altro motivo di divergenza con le risultanze medico legali sarebbe una della cause dell’ipossia che ha portato alla morte del giovane. Secondo Avato-Malaguti infatti l’assenza di echimosi sul torace starebbe a significare che le lesioni interne non sono state causate dallo schiacciamento al suolo del giovane, mentre Varetto ha ricordato come in molti casi clinici analizzati si siano riscontrate lesioni interne dovute a traumi e contusioni che non hanno lasciato segni sulla pelle.

Secondo Varetto sul corpo di Federico Aldrovandi ci sarebbero stati tutti i segni di morte asfittica, edema polmonare, sangue fluido, congestione degli organi interni, e petecchie sottocongiuntivali. In particolare quest’ultime molto raramente sono sintomi di morte naturale. “Inoltre – ha detto il medico torinese – le escoriazioni e le ecchimosi presenti sul volto del giovane, possono adattarsi con l’ipotesi di compressione delle narici sull’asfalto”.

Il consulente della parte offesa non si è sentito di scartare nemmeno l’ipotesi di Excited delirium syndrom, ossia l’improvvisa insufficienza della funzione cardiorespiratoria, dovuta alla compressione del torace, e che potrebbe essere causa della morte di Aldrovandi con l’aggiunta di altri elementi circostanziali.

Tuttavia Varetto ha ribadito più volte, nel corso delle numerose domande che gli sono state poste sia dal pm Nicola Proto che dagli avvocati della difesa e della parte offesa, che è molto difficile definire una causa certa di morte, mentre al quesito sulle responsabilità che possono avere avuto le sostanza stupefacenti assunte dal giovane il patologo ha affermato che a suo parere queste hanno avuto un ruolo solo marginale. “La morfina – ha specificato – può indurre a una depressione respiratoria, ma questa viene aggravata ulteriormente se interviene un ostacolo meccanico alla respirazione”.

Infine, su sollecitazione dell’avvocato Riccardo Venturi, Varetto ha fatto alcune importanti considerazioni circa il metodo di intervento posto in essere dagli agenti per calmare lo stato di agitazioni di Federico Aldrovandi. Secondo linee guida studiate e consolidate da importanti ospedali italiani come il Niguarda di Milano e dai servizi di salute mentale della regione Emilia-Romagna, per calmare una persona in stato di agitazione sarebbe opportuno evitare totalmente il contatto fisico preferendo il dialogo, questo per salvare l’incolumità sia degli operatori che del soggetto. “in ogni caso – ha aggiunto Varetto – se ci dovesse essere necessità di immobilizzare la persona le linee guida indicano di mantenerla in piedi tenendola ferma per gli arti e la testa”.