L’Ufficio Regionale Europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha pubblicato il 15 marzo le linee guida Preparedness, prevention and control of COVID-19 in prisons and other places of detention (Programmazione, prevenzione e controllo del COVID19 in carcere e in altri luoghi di detenzione). Il documento incardina gli interventi per la gestione della pandemia in carcere nel quadro delle politiche internazionali su detenzione, diritti umani e salute, in particolare:
- United Nations Standard Minimum Rules for the Treatment of Prisoners (le cosiddette Nelson Mandela Rules) https://undocs.org/A/RES/70/175
- United Nations Rules for the Treatment of Women Prisoners and Non-custodial Measures for Women Offenders (Bangkok Rules) https://www.unodc.org/documents/justice-and-prison-reform/crimeprevention/UN_Rules_Treatment_Women_Prisoners_Bangkok_Rules.pdf
- Standard Minimum Rules for the Administration of Juvenile Justice (Beijing Rules) https://www.ohchr.org/Documents/ProfessionalInterest/beijingrules.pdf
- United Nations Standard Minimum Rules for Non-custodial Measures (Tokyo Rules) https://www.ohchr.org/Documents/ProfessionalInterest/tokyorules.pdf
- WHO guidance on Prisons and health (2014) http://www.euro.who.int/__data/assets/pdf_file/0009/99018/E90174.pdf
nonché su tutti I protocolli internazionali contro la tortura e i trattamenti degradanti
Da questo quadro di riferimento, si articolano dettagliatamente indicazioni su misure di prevenzione, trattamento e gestione del COVID 19 in ambito penitenziario.
Questi presupposti del documento:
«Le persone private della loro libertà, come quelle detenute o ristrette in altro luoghi di reclusione, sono più vulnerabili al COVID 19 rispetto alla popolazione generale a causa delle condizioni in cui sono costrette a vivere in modo promiscuo anche per lunghi periodi. Inoltre, l’esperienza ha dimostrato che carceri e altri luoghi simili dove le persone vivono insieme in una stretta vicinanza possono essere fonte di infezioni, amplificare e diffondere malattie infettive dentro e fuori dal carcere. La risposta al COVID19 in carcere e in altri luoghi di segregazione è particolarmente complessa, richiede un approccio globale da parte delle istituzioni e a livello sociale, per queste ragioni:
- La trasmissione diffusa di una infezione dentro la comunità sociale porta con sé la minaccia di diffondersi anche nelle carceri; il rischio di una diffusione rapida nei luoghi della segregazione avrà credibilmente un effetto moltiplicatore della pandemia, rapidamente accrescendo il numero delle persone infette
- Gli sforzi di controllare la pandemia nella comunità sono destinati a fallire se una efficace azione di prevenzione, misure di controllo, test, trattamenti e cure non vengono portati avanti anche in carcere
- In molti paesi la responsabilità della salute in carcere è del ministero della Giustizia o di quelli degli Interni. Anche quando questa responsabilità è in capo al ministero della Salute sono necessari un forte coordinamento e una collaborazione affinché sia davvero protetta la salute sia di chi è detenuto che della collettività tutta
- Le persone che sono in carcere e in altri luoghi di segregazione sono già deprivate della loro libertà, e possono credibilmente reagire in modi diversi ad ulteriori misure restrittive.