Il Governo tedesco ha approvato mercoledì la “Legge sull’uso controllato della cannabis” che implementa il primo pilastro della riforma che si pone l’obiettivo della tutela della salute dei consumatori di cannabis tedeschi, rafforzando educazione e prevenzione, togliendo spazio al narcotraffico e proteggendo in particolare i più giovani.
La maggioranza del semaforo (Spd, Verdi e Liberali) ha rivisto l’iniziale piano di piena regolamentazione della pianta, oggi illegale ma usata da oltre 4,5 milioni di persone. Al centro della revisione l’adattamento alla cornice europea, anche a seguito di un dialogo (purtroppo poco trasparente) con la Commissione UE. Il progetto viene così diviso in due fasi, indipendenti e con diverse tempistiche. La prima, che ora passerà al voto del Bundestag, introdurrà in Germania un regime legale per il possesso e la coltivazione per uso personale di cannabis, anche in forma associata. La seconda, che vedrà la luce più avanti, prevede la sperimentazione di un sistema di mercato regolato per produzione, distribuzione e vendita di cannabis, sotto supervisione scientifica e limitato ad uno o più Land tedeschi. Questo secondo pilastro, per lo stesso governo tedesco, dovrà essere discusso con la Commissione europea e gli Stati membri dell’UE “nell’ambito di una procedura di notifica”.
Il provvedimento “segna un punto di svolta in una politica sulle droghe purtroppo fallimentare” secondo il Il Ministro della Salute Lauterbach (SPD), che poi ha ribadito che saranno subito avviate campagne di informazione e prevenzione, in particolare verso i più giovani. Il Ministro all’Agricoltura Özdemir ha sottolineato come si voglia eliminare “la base commerciale dello spacciatore all’angolo della strada” creando “un accesso sicuro, controllato e legale alla cannabis per gli adulti con i cannabis club”. “Con questa legge – ha concluso il ministro dei Grünen – creiamo un equilibrio tra libertà individuale e precauzione pubblica”.
L’approccio non commerciale del primo pilastro permette di rispettare tutte le disposizioni sovranazionali, a partire dai Trattati europei, Schengen compreso, fino alle tre Convenzioni internazionali sulle droghe. Se per le condotte volte all’uso personale vi è esplicita esclusione dalla punibilità penale nelle normative di coordinamento europeo, nelle convenzioni internazionali vi è ampio margine di discrezionalità. Queste ammettono poi esplicitamente la possibilità di utilizzo delle sostanze controllate per sperimentazioni scientifiche. È la stessa strada intrapresa da alcune città svizzere per aprire al mercato della cannabis legale all’interno di studi per verificare il suo impatto sull’uso della sostanza. Del resto, l’Olanda tollera da ormai 50 anni la vendita al dettaglio, senza conseguenze sul piano internazionale e sta avviando un progetto sperimentale per legalizzare l’approvvigionamento dei coffeeshop in 10 città, fra queste simbolicamente anche Maastricht. Senza che sia mai stata evocata alcuna procedura di infrazione in Lussemburgo il 21 luglio scorso è entrata in vigore la legge che autorizza la coltivazione e il possesso di cannabis per uso personale mentre Malta, che ha regolamentato i cannabis social club nel 2021, li vuole aprire entro il prossimo anno. La Repubblica Ceca è pronta anch’essa e non è un caso che il governo tedesco più volte abbia ribadito l’intensione di lavorare con i partner più disponibili per “rendere più flessibile il quadro giuridico dell’UE in materia”.
Una volta approvata la legge, gli adulti potranno detenere fino a 25 grammi, oltre che coltivare massimo tre piante. Non sarà però obbligatorio il pollice verde come nel piccolo Lussemburgo, per accedere alla cannabis legale: chi non può o non vuole coltivare in proprio, potrà associarsi ad uno dei Cannabis Social Club. Si tratta di associazioni senza fini di lucro che potranno coltivare cannabis e cedere il raccolto ai propri soci, massimo 500, tutti maggiorenni e con residenza o dimora abituale in Germania, massimo 50 grammi, 7 semi o 5 talee al mese. I minori di 21 anni potranno però ricevere infiorescenze con un valore massimo di THC, il principio psicoattivo, del 10%. La coltivazione nei club è soggetta a licenza e qualità e sicurezza saranno controllate su supervisione statale. È previsto il divieto assoluto di pubblicità. La legge tedesca delinea questi club come dei veri e propri luoghi di consulenza, con personale formato a diffondere informazioni volte alla riduzione del danno e rischi. Che in fondo è quello che già succede – in modo informale e non strutturato – dove esistono i cannabis social club (vedi approfondimento).
I club non potranno essere più di uno ogni 6000 abitanti, non si potrà consumare al loro interno ed entro 200 metri. Non sarà possibile fumare nelle immediate vicinanze di minorenni, oltre che tra le 7 e le 20 nelle zone pedonali e a meno di 200 metri da scuole, strutture per bambini e giovani, parchi giochi e strutture sportive accessibili al pubblico. È previsto un processo di valutazione sull’applicazione della riforma, intermedio dopo due anni e finale dopo quattro.
Già in questa prima fase la cannabis sarà rimossa dalle sostanze vietate dalla legge tedesca sul traffico di stupefacenti e assoggettata alle nuove norme. Le condotte in violazione dei limiti previsti per l’uso personale saranno perseguite con pene più lievi, pur riproponendo le fattispecie dell’attuale legge sulle droghe. I minori, per i quali rimane vietato anche l’uso, oltre a vedersi sequestrata la sostanza potranno accedere programmi di prevenzione in collaborazione con le famiglie. Coloro che sono stati condannati in passato per fatti ora legali potranno invece chiedere di cancellarli dalla fedina penale.
Il nuovo approccio è di stretta competenza federale, e quindi non ha bisogno del voto del Bundesrat, l’organo di rappresentanza dei Land. Qui la forte presenza dei rappresentanti della CDU, contrari al provvedimento, renderebbe più complicato il passaggio della riforma. Le sperimentazioni della seconda fase saranno poi concordate direttamente con i Land interessati, con l’auspicio di evitare ulteriori complicazioni.
Il dibattito europeo, anche in vista delle elezioni del 2024, è quindi aperto e difficilmente si potranno ignorare 5 stati membri dell’Unione (di cui tre fondatori) richiedere una modifica delle norme di armonizzazione del diritto penale sulle droghe, scritte in un altro mondo, almeno per quanto riguarda le droghe.
In tutto questo l’Italia, più che da spettatore, rischia di assumere un ruolo da guastatore. L’impostazione del Governo (vedi L’Unità del 25, 27 e 28 giugno) è chiara: per questo è importante che la società civile e la politica siano presenti nel dibattito pubblico, e che l’opinione pubblica sia liberata dalle mistificazioni, dai dogmi e dagli approcci ideologici ed ipocriti della destra di governo.
*Segretario di Forum Droghe
[Articolo pubblicato su l’Unità del 18 agosto 2023]